Patate francesi sfuse per centinaia di tonnellate entrano in Italia, transitano da un intermediario in Veneto, cambiano bolla e arrivano in Emilia Romagna dove sono confezionate e vendute come italiane. La magistratura di Bologna indaga dallo scorso dicembre.
L’ipotesi di reato è truffa ai danni del consumatore e del produttore italiano, che sarebbe danneggiato perché questo commercio deprime il mercato abbassando i prezzi all’ingrosso. Risulterebbe infatti che patate ‘vero-italiane’ restino invendute nei magazzini a causa di prezzi che non coprono i costi. Ma qualcuno ci guadagna. I francesi hanno le carte in regola: fanno esportazione di merce sfusa a prezzi per loro di mercato. In Italia invece, forse qualcuno gioca a carte coperte.
Su questo si è imperniata l’ultima inchiesta di ‘Report’ (Rai3) da titolo molto esplicativo: Patata Bollente, andata in onda la sera di lunedì 28 marzo. La trasmissione ha gettato pesanti ombre sui passaggi che avvengono lungo la filiera commerciale, al di qua del confine transalpino, con un presunto truffaldino cambio di origine. L’inchiesta giornalistica è partita dopo la redazione di Report aveva ricevuto una busta anonima.
Il dato di partenza è stato: in Italia ogni anno si consumano circa 21 milioni di quintali di patate ma se ne producono solo 15 milioni. I 6 milioni di quintali di differenza vengono importati dall’estero, in particolare dalla Francia. I produttori del Paese transalpino però possono utilizzare agrofarmaci e sostanze vietate in Italia. Luca Chianca, il giornalista di Report che ha realizzato l’inchiesta, ha domandato a Jean Luc Gosselin, direttore generale del Cnipt, il Comitato interprofessionale francese del settore pataticolo, se gli risultasse che prodotto francese, passate le Alpi, diventasse italiano. La risposta non dà adito a dubbi: “Il problema esiste – ha affermato Gosselin -. Se vuol farmi dire che la truffa è grave, io le dico che è estremamente grave”.
Nel servizio Report insiste anche sul fatto che sui banchi dei supermercati italiani di prodotto francese o comunque estero non se ne trova, o pochissimo. Quasi tutto porta la dicitura “origine italiana”. Il giornalista Rai ha tirato in ballo e intervistato l’imprenditore bolognese Giulio Romagnoli, tra i maggiori player in Italia del mercato pataticolo, a cui si debbono molte iniziative di valorizzazione del consuno delle patate. Giulio Romagnoli ha partecipazioni in diverse società, ed è attivo all’interno del “Consorzio Patata Dop” e di “Patata italiana di qualità” e controlla alcuni marchi presenti sui banconi di vendita.
A Romagnoli – secondo quanto ha comunicato ‘Report’ – lo scorso dicembre il Corpo forestale dello Stato ha sequestrato alcuni carichi di patate dopo aver trovato nel magazzino dell’imprenditore emiliano-romagnolo merce francese proveniente dall’azienda francese Comyn, con bolla di origine italiana. Per Romagnoli si tratta di “un’anomalia documentale riscontrata comunque su merce in entrata”.
Secondo la Forestale le patate Agata – di questa varietà si tratta – sono partite dal magazzino di Comyn con bolla francese e acquistate ufficialmente dall’Agriveneto, società partecipata dalla società ‘Dorata’ di Romagnoli, e quindi trasferite a Bologna. All’Agriveneto le patate francesi sarebbero diventate italiane grazie a un nuovo documento di trasporto inviato dalla Dorata all’azienda emiliana di Romagnoli certificandole come Agata di origine nazionale. Sulla vicenda, appunto, è in corso un’indagine.
L’Agriveneto è uno dei maggiori clienti italiani della ditta francese Comyn, che realizza metà del proprio fatturato proprio vendendo patate in Italia. L’impresa francese si trova nella Piccardia, a un centinaio di chilometri a nord di Parigi in una regione la cui produzione di patate rappresenta da sola i due terzi di quella nazionale: seconda in Europa solo a quella della Germania. Più della metà del prodotto importato in Italia arriva proprio da quell’area della Francia.
Report ha intervistato Antonio Covone, dell’azienda campana Covone srl, che, secondo il giornalista Rai, carte alla mano, certificherebbe la provenienza italiana di merce che in realtà arriva dalla Francia, nel senso che nelle bolle di trasporto la provenienza francese è ‘missing’ (scomparsa). Covone, nel corso della trasmissione, ha però affermato più volte di trattare solo merce italiana.
Report ha intervistato anche alcuni responsabili acquisti di Conad e Coop che hanno assicurato l’origine italiana della merce presente sugli scaffali delle rispettive catene di supermercati e hanno sottolineato di rispettare tutti i controlli del caso e le procedure per garantire la piena tracciabilità del prodotto. La trasmissione ha accennato a presunte regalie a buyer dell’ortofrutta da parte di loro fornitori.
Il servizio è terminato con questo commento in studio di Milena Gabanelli: “Di bolla in bolla si fa presto a far diventare italiana una patata francese. Su questo sta indagando la Procura di Bologna che ipotizza associazione per delinquere finalizzata alla truffa, non solo ai consumatori, ma ai nostri coltivatori, perché importando a basso costo, ai primi di aprile, nei magazzini dell’Emilia Romagna, c’erano inveduti 50mila quintali di patate italiane”. (e.z. – a.f.)