Non tutto il male viene per nuocere. Un sondaggio SWG reso noto in questi giorni rivela che la crisi economica ha allungato il tempo dedicato agli acquisti alimentari da parte degli italiani.
I consumatori dedicano maggiore attenzione ai cibi da mettere nel carrello. Guardano al prezzo, certamente, scoprendo che lo stesso prodotto, dell’identica marca, può costare l’esatta metà cambiando punto vendita, ma guardano anche alla qualità, a quanto è scritto in etichetta, alla provenienza. Insomma, i tempi suggeriscono acquisti più consapevoli.
Questa indagine fa capire come mai la crisi spinga e non deprima i consumi di prodotti biologici. Nell’area in crescita degli "acquisti consapevoli" c’è infatti lo spazio del bio. La crisi accentua l’adesione della gente ad una semplice verità: non fa bene mangiare di più, fa bene mangiare meno e mangiare meglio; in altre parole, quello che si risparmia acquistando meno aiuta ad acquistare qualità.
E’ noto che nel 2010 la spesa degli italiani in prodotti biologici confezionati è aumentata dell’11,6 per cento rispetto all’anno prima e che nei primi sei mesi del 2011 questa percentuale di crescita è aumentata di un altro po’, con prodotti come la pasta biologica, il latte e le mozzarelle bio che sono schizzati in alto facendo registrare un balzo dei consumi tra il 21 e addirittura il 97 per cento. Dall’estate ad oggi gli indicatori della crisi sono peggiorati ma il sondaggio SWG fa presagire che il bio sia, ancora una volta, in contro-tendenza.
Antonio Felice