Un groviglio di norme, tra regolamenti locali, leggi nazionali e direttive europee. E’ questo il panorama dell’opera omnia della legislazione dei Paesi dell’Unione in tema di ristrutturazioni edilizie ed efficienza energetica degli edifici. Secondo uno studio della Commissione europea, le costruzioni, siano esse civili o industriali, assorbono il 40% delle risorse di energia ed emettono il 36% dei gas ad effetto serra; la loro conversione verso modelli ecosostenibili rappresenta quindi un obiettivo prioritario che deve essere raggiunto attraverso una normativa chiara e vincolante.
Secondo l’Unione entro il 2050 gli edifici del vecchio continente avrebbero dovuto ridurre la domanda di energia dei loro edifici residenziali e commerciali dell’80% al minimo. Un obiettivo che si sarebbe dovuto raggiungere attraverso un migliore isolamento ed un design ecosostenibile. La realtà però restituisce una situazione ben diversa, con solo l’1% degli edifici di nuova costruzione adeguati agli standard di ecosostenibilità richiesti. Male anche sul fronte delle ristrutturazioni dove la percentuale si ferma all’1,2%. Due dati questi che rendono praticamente impossibile il raggiungimento degli obiettivi del 2050.
Adrian Joyce, architetto e sostenitore dell’efficienza energetica negli edifici, ha dichiarato che nove edifici su dieci costruiti in modo non sostenibile resteranno così come sono nel 2050. Joyce, che ha parlato nel corso della conferenza sull’edilizia sostenibile che si è svolta nei giorni scorsi ad Amsterdam, ha inoltre aggiunto che senza una normativa vincolante per tutti, l’Europa mancherà l’obiettivo dell’efficienza energetica nelle costruzioni, e questo anche in conseguenza dell’errore commesso con il taglio degli incentivi alle fonti rinnovabili.
Secondo Oliver Rapf, direttore del Buildings Performance Institute Europe, il punto debole della UE è proprio quello della mancata conformità tra le diverse normative, specchio di un quadro politico frammentato . Riguardo alle risorse, petrolio e gas restano le fonti principali per l’Ovest, il Nord ed il Centro Europa, mentre all’Est il carbone resta la fonte più diffusa. (fonte: Adnkronos)