Crollo dei prezzi per i limoni bio: da 1,30 a 0,25 euro. Paparoni: “Clienti esteri scomparsi”

Paparoni

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Non riesce a darsi una spiegazione né pace. Com’è che nel giro di pochi anni – si chiede sconsolato Giancarlo Paparoni (nella foto di apertura), agrumicoltore biologico della costa settentrionale siciliana – sono scomparsi i miei clienti migliori?”.

L’imprenditore agricolo si riferisce ad alcuni distributori di Regno Unito e Francia che non riforniscono la GDO ma una rete del commercio alimentare di nicchia, come le piccole catene di supermercati e le piattaforme che servono direttamente i loro clienti on-demand. Clienti che fino allo scorso anno per un prodotto biologico di qualità, raccolto e commercializzato con la foglia (così se ne percepisce più facilmente la freschezza), bello da vedere e buono e succoso da mangiare, erano disposti a pagare 1 euro al chilogrammo, a volte anche 1,30. “Scomparsi”, afferma sconsolato Giancarlo Paparoni che non è certo un agrumicoltore di primo pelo e che conosce bene il comparto perché “figlio d’arte”, se così si può dire, visto che l’azienda “Agricontura” – Contura è il nome della contrada che ricade nell’agro di Mirto, piccolo centro alle falde dei Nebrodi in provincia di Messina – appartiene alla sua famiglia da generazioni.

L’azienda Agricontura è in biologico dal 1989 (“quando ancora non era stato emanato il primo regolamento dell’Unione sul bio e non esistevano nemmeno gli organismi di controllo”). La scelta di Paparoni così pionieristica è stata probabilmente la chiave capace di aprire le porte di un mercato estero dalle grandi potenzialità. Un mercato che fino a qualche anno fa riusciva ad assorbire il 90% dei limoni prodotti nell’azienda Agricontura.
Quest’anno la debacle. Nella vana attesa degli ordini dai suoi amici francesi ed inglesi che Paparoni ha perfino ospitato nel suo agriturismo (cinque casette per un massimo di 25 posti letto immerse tra le piante di limone e di arancio), ha anche perso il treno per la vendita a “prezzo medio europeo”. Un valore che non si schioda da 35 centesimi al chilogrammo franco azienda di produzione nel caso di prodotto convenzionale. Per quello bio il differenziale è solo di 2-3 centesimi in più. Una miseria. Ma più misero ancora è il prezzo riconosciuto dall’industria di trasformazione: “Mi pagano un chilo di limoni a 25 centesimi di euro e a mio carico c’è anche il trasporto. Siccome non posso lasciare sulla pianta i limoni o aspettare che cadano in terra, ho messo gli operai al lavoro, ma il ricavato riuscirà a malapena a pagare le spese di raccolta”.
Paparoni non è mai stato incline al lamento e ha sempre cercato una spiegazione per le cicliche crisi del settore agricolo. In particolare sulle modalità di formazione del prezzo degli agrumi ha una sua teoria: “Probabilmente un elemento non trascurabile è l’approvvigionamento del prodotto all’estero con costi nettamente più bassi, rispetto ai quali, noi produttori italiani non siamo ovviamente in grado di essere competitivi. La cosa assurda è che le norme stringenti a cui in Italia e in Europa siamo sottoposti, non valgano allo stesso modo per i prodotti provenienti dall’estero. Mi riferisco all’uso di pesticidi, concimi o diserbanti, o peggio al trattamento dei lavoratori”.

Angela Sciortino
Corriere Ortofrutticolo

Notizie da GreenPlanet

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