Il Gavi Docg, il bianco piemontese per antonomasia, è il frutto di un lavoro costante e capillare da parte delle aziende vitivinicole del novese e gaviese.
Qui operano due realtà che hanno scelto di produrre solo ed esclusivamente vino biodinamico e biologico. A Tassarolo, paesino incastonato sulle colline che vanno da Novi a Gavi, si trova la Tenuta San Pietro, il nome deriva dalla piccola chiesa del convento benedettino che qui si trovava, già nel XI secolo, denominata San Pietro. La proprietà si estende su 65 ettari dei quali 35 vitati principalmente a cortese di Gavi e una piccola parte di vitigni di uve di bacca rossa autoctone (Albarossa, Barbera, Nibio) e Chardonnay per la produzione di spumanti. La restante parte è occupata da boschi di rovere e acacia che proteggono numerose specie di animali selvatici. La Tenuta San Pietro prossimamente sarà anche sede di un resort (i lavori saranno terminati fra un paio di anni) e avrà 60 camere, due ristoranti e un’area benessere. Il fulcro, però, sarà comunque sempre la produzione di vino.
‘Attualmente – spiega Giusy Cabella – produciamo 150 mila bottiglie di Gavi San Pietro e 1.200 bottiglie di Gorrina, un tipo di uva prodotta su un vigneto di 100 anni che si estende per 3 mila metri’. Alla Tenuta San Pietro non vengono usati pesticidi chimici così ‘come non avviene nelle altre aziende del Comune di Tassarolo – precisa Cabella – questo permette di non avere contaminazioni di alcun genere’. Il concime utilizzato è un humus naturale. Nel 2013 questa azienda da Bios ha ottenuto la certificazione di conformità al regolamento comunitario 834/07/CE in materia di produzioni da agricoltura biologica.
In frazione Monterotondo di Gavi si incontra un’altra realtà biologica, ‘La Ghibellina’, fondata nel 2000 da Alberto e Marina Ghibellini. ‘Ho finalmente coronato il mio sogno – dice Marina Ghibellini (nella foto) -. Fin da quando ero bambina volevo produrre vino e oggi finalmente lo faccio rispettando il territorio, il prodotto e l’ambiente’. La produzione, che si estende su 20 ettari, è di 3 mila bottiglie che vengono vendute principalmente in Giappone e negli Stati Uniti. ‘Il fatto di produrre biologico significa non solo – continua Ghibellini – avere un prodotto con determinate caratteristiche ma anche salvaguardare chi lavora in vigna e in cantina’. (da ilnovese.info – Marzia Persi)