Anche all’ultima seduta settimanale della Borsa Merci di Verona si è trattata la soia OGM proveniente dall’estero. Prezzi stazionari, riportano le cronache.
Niente di nuovo, a Verona la soia OGM è materia di contrattazione tutte le settimane da molti anni ed è una delle voci più importanti del mercato. Il motivo è semplice. Verona è la sede del Gruppo Veronesi, il primo gruppo mangimistico italiano.
Ricordiamo brevemente: l’industria mangimistica italiana utilizza circa 4 milioni di tonnellate di farina di soia ogni anno per produrre mangimi per animali. L’84% del prodotto è OGM, importato da Brasile, USA, Argentina e Paraguay. Importiamo 3.350.000 tonnellate di soia OGM. Sono circa 55 kg di soia OGM per ogni italiano.
E tutti – tra le autorità competenti – stanno zitti, perché è comodo far passare il messaggio di un’Italia ‘OGM free’, un messaggio falso.
Vediamo meglio perché. In Italia non si produce soia a sufficienza. Francia, Germania e altri Paesi europei sono nelle stesse condizioni.
Sul mercato mondiale si trova soprattutto soia OGM. Al mondo si producono ogni anno 250 milioni di tonnellate di soia, di cui almeno l’80% è ormai OGM; percentuale in continuo aumento.
Ed è sempre più difficile trovare sul mercato soia certificata non OGM. Ci sono Paesi che la producono, come la Cina, ma sono a loro volta importatori, perché il loro consumo di carne e di prodotti animali è in forte crescita.
Insomma, latte, formaggi, burro, yogurt, carne, salumi, uova e così via sono prodotti in Italia da animali alimentati per l’84% a OGM.
Ci si salva solo acquistando esclusivamente prodotti biologici certificati. Infatti, anche prodotti DOP e IGP, come il Parmigiano reggiano, il Grana padano, il prosciutto di Parma, mozzarelle, culatelli e così via derivano da animali alimentati OGM attraverso i milioni di tonnellate di mais e soia acquistati all’estero. Ma non c’è scritto da nessuna parte.
Nessun alimento in Italia riporta in etichetta la dicitura ‘Prodotto da animali alimentati a OGM’. Il dott. Giordano Veronesi, presidente di Assalzoo, Associazione nazionale di produttori di alimenti zootecnici, nonché maggior produttore italiano di mangimi, ha spiegato molto bene fin dal 2009, come l’industria mangimistica italiana sia obbligata ad acquistare all’estero soia OGM: ‘Nella mia azienda, che fattura oltre 2 miliardi di euro e produce 150 milioni di polli all’anno, 800 mila maiali e salumi per marchi come Montorsi, Negroni e AIA, importiamo ogni mese 40 mila tonnellate di soia OGM e 9.000 tonnellate di soia OGM free – che sul mercato italiano non è reperibile, se non in minima parte – destinate all’alimentazione degli animali’.
Viva la sincerità, e abbasso l’ipocrisia di tutti coloro che – a partire dai politici e da certi ministri – ci vorrebbero far credere a un’Italia OGM free. (a.f.)