Colossi IT: i buoni e i cattivi per Greenpeace

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L’8 febbraio Greenpeace ha diffuso la quinta versione della sua classifica Cool IT, il ranking ‘energetico’ del settore delle tecnologie informatiche che vede il gigante dei motori di ricerca Google in testa in materia di politiche per la salvaguardia del clima, seguito da Cisco ed Ericsson.

Questa nuova versione dello studio di Greenpeace classifica ventuno aziende del settore IT secondo tre distinti parametri: politiche di approvvigionamento energetico e di efficienza, disponibilità ad assumere impegni e sviluppare soluzioni per ridurre l’impronta energetica, impegno nella promozione delle fonti pulite.

Google ha ottenuto la miglior performance soprattutto in virtù del suo sostegno a politiche di salvaguardia del clima sia negli Stati Uniti (per l’energia pulita) che in Europa (per l’innalzamento dei target sulla riduzione dei gas serra dal 20% al 30% al 2020).

‘I colossi delle nuove tecnologie hanno le potenzialità per cambiare i modi di produzione e utilizzo dell’energia. La nostra ricerca premia Google per la coerenza dei suoi investimenti con le linee di sviluppo sostenibile che l’azienda rivendica: stanno investendo davvero in energie rinnovabili’ dichiara Andrea Boraschi, responsabile della campagna Energia e Clima di Greenpeace Italia.

La rapida crescita delle infrastrutture per le telecomunicazioni e dei data center sta causando un forte incremento nella richiesta di energia, spesso soddisfatta attraverso fonti “sporche” come carbone e diesel. In particolare, l’energia utilizzata per i data center di operatori come Facebook, Apple, Microsoft, IBM e altri, già oggi copre il due per cento della domanda di energia elettrica USA, con una prospettiva di incremento annuo del 12 per cento o più nel prossimo futuro.

Tuttavia, ci sono imprese che si impegnano: insieme a Google, anche Cisco e Dell si distinguono per essere riuscite a rifornire, a livello globale, ciascuna delle loro infrastrutture con almeno il 20 per cento di energia da fonti rinnovabili. Un altro esempio virtuoso di leadership ambientale viene dall’azienda giapponese di telecomunicazioni Softbank, che ha sostenuto l’immediato abbandono dell’energia nucleare e l’uso di fonti pulite e sicure nel dibattito successivo alla tragedia di Fukushima.

‘L’industria IT deve usare il suo potenziale d’innovazione e il suo know-how tecnologico per dare avvio a una vera rivoluzione energetica. Ad oggi registriamo un gran parlare di questioni energetiche da parte di molte compagnie dell’IT, ma alle parole spesso corrispondono pochi fatti’ conclude Boraschi.

In fondo alla classifica di Greenpeace si collocano NEC, Telefonica e TCS con scarse performance nello sviluppo di soluzioni tecnologiche ed energetiche non impattanti sul clima, nell’abbattimento di emissioni di gas serra, nella disponibilità a sostenere pubblicamente l’energia pulita. Oracle ha ricevuto il punteggio più basso per non essere stata in grado di comunicare in maniera trasparente riguardo le sue politiche di approvvigionamento energetico.

Esclusi dalla classifica Apple e Facebook, ma per ragioni molto differenti. Apple, nonostante profitti record ed enorme disponibilità di fondi da investire, non ha mostrato alcuna leadership nel settore energetico né ha deciso di sfruttare opportunità e soluzioni già adottate da alcune aziende concorrenti. Facebook non era inclusa nella precedente classifica per ragioni analoghe ma, dopo essere stata oggetto di una campagna di Greenpeace, ha di recente cambiato radicalmente le sue politiche impegnandosi a utilizzare energia da fonti rinnovabili e annunciando una partnership con Opower per permettere agli utenti del social network di valutare analiticamente i loro consumi energetici. Facebook verrà inclusa nella prossima classifica.

 

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