Carnemolla all’Adnkronos: le sfide del 2012

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Revisione del sistema di certificazione in Italia, novità nella politica agraria europea, più servizi alle imprese. Queste le sfide per il biologico nel 2012 illustrate all’agenzia Adnkronos da Paolo Carnemolla, presidente di Federbio.

Il sistema di certificazione – ricorda Carnemolla – è ancora basato sulla legge nazionale del 1995. Nel frattempo il mondo è cambiato, ed è cambiato anche il regolamento europeo, mentre da noi dal 2003 giace in Parlamento una proposta di modifica della legge. Spiega Carnemolla: ‘ Nel 2012 ci auguriamo di riuscire a mettere in campo la riforma di un sistema che, così com’è oggi, intasa aziende e organismi di certificazione con la burocrazia, impedendo di effettuare controlli efficaci’.

Un obiettivo importante, sostiene il presidente di Federbio, è implementare i servizi alle imprese per raccogliere e vincere la sfida del mercato estero: ‘Il settore è cresciuto molto, ma si è poco strutturato. C’è ancora troppa importazione e troppe aziende italiane che non riescono a vendere i propri prodotti sul mercato’. Una soluzione potrebbe arrivare dalla creazione di piattaforme in grado mettere in relazione fra loro i produttori, accompagnare le imprese all’estero affiancandole nella promozione dei prodotti. ‘Per questo siamo al lavoro con Bologna Fiere, perché il sistema fieristico è ancora il più adatto per ad affiancare le imprese in questo senso. E anche perché il biologico italiano offre una grande opportunità, quella di rappresentare il made in Italy alimentare sui nuovi mercati’, afferma Carnemolla.

Infine, il 2012 dovrà fare i conti con la riforma della Politica agricola comunitaria ‘che si è aperta con la pubblicazione delle proposte dei nuovi regolamenti che dovremo discutere tenendo conto di tutto il sistema di aiuti all’agricoltura che, in Italia, ammonta a 18 miliardi di euro’. Per quanto riguarda il bio ‘le proposte dell’Unione Europea avanzano ipotesi di sostegno al settore e di riconoscimento del ruolo importante portato avanti dal biologico sul versante della sostenibilità e della tutela dei beni pubblici’, conclude il presidente di Federbio, ribadendo il suo secco no agli Ogm, ‘non tanto per questioni ideologiche quanto perché vista la conformazione del territorio italiano, privo degli spazi sconfinati statunitensi, sarebbe folle pensare di coltivare Ogm senza andare incontro al rischio di contaminazione che, qualora si verificasse, ci obbligherebbe a declassare i nostri prodotti’.

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