Un Piano alternativo per avviare anche in Calabria quella rivoluzione nella gestione del ciclo dei rifiuti già in corso in altre regioni. È la sfida che il mondo dell’associazionismo lancia alla Regione Calabria, con un documento condiviso tra Legambiente, Cigl, Cisl, Uil, Legacoop, Confcooperative e Legautonomie, nella consapevolezza che occorre il contributo di tutte le migliori energie calabresi per lasciarci alle spalle gli errori e gli orrori del passato. Una sorta di contropiano dei rifiuti dunque, con le critiche alle linee guida regionali ma soprattutto proposte concrete e obiettivi da raggiungere, che sarà presentato alla stampa il prossimo 10 maggio a Lamezia, alle ore 11 presso l’Hotel Lamezia.
Da un quindicennio la gestione dei rifiuti in Calabria è impostata nella modalità ‘emergenza permanente’, con la discarica come unica opzione considerata valida e senza la minima attenzione alle politiche di prevenzione dei rifiuti. Da anni si invoca la fine del commissariamento, iniziato nel lontano 1997, per i suoi evidenti fallimenti: oltre mancati obiettivi di raccolta differenziata e allo sperpero del denaro pubblico, la gestione opaca con un contenzioso economico di milioni di euro e di conflittualità con le comunità e le istituzioni.
Secondo la relazione della Commissione d’inchiesta sul ciclo dei rifiuti approvata nel 2011, investimenti che superano il miliardo di euro in un quindicennio hanno prodotto una quota di raccolta differenziata sotto il 15%, obiettivo che il decreto Ronchi fissava per il ’99. Un fallimento che, secondo la Commissione, è il risultato di un sistema di potere che ha lucrato sulla gestione del ciclo dei rifiuti, adottando politiche schizofreniche. In effetti, la situazione degli impianti è a dir poco imbarazzante: mancano le strutture di smaltimento finale mentre l’inceneritore di Gioia Tauro è palesemente sovradimensionato, mancano o sono inadeguati gli impianti di trattamento meccanico-biologico e mancano i siti di produzione di compost di qualità.
Di fronte a un simile scenario apocalittico, il Piano rifiuti immaginato dalla Regione Calabria sembra ampiamente insufficiente: le linee guida approvate a febbraio dalla Giunta confermano gli errori di programmazione dei precedenti piani, a partire da un obiettivo di raccolta differenziata fissato incredibilmente al 33%, con un sistema di finanziamento che continua a concentrare gli investimenti su pochi impianti di trattamento e smaltimento finali. Inoltre, in controluce si intravede la potente azione delle lobby delle discariche e degli inceneritori, che spingono per continuare seppellire i rifiuti o bruciarli magari in nuovi impianti, mandando così in fumo il futuro della Calabria.
Tra le priorità individuate dal Contropiano dei rifiuti, una legge regionale per il riordino del sistema impiantistico che definisca regole di trasparenza e legalità nell’assegnazione degli appalti alle società di gestione, il varo di un sistema di raccolta porta a porta che punti sul recupero della frazione umida e degli imballaggi domestici, fondi per la prevenzione della produzione di rifiuti, più investimenti per gli impianti di compostaggio, l’introduzione di una ecotassa regionale per lo smaltimento dei rifiuti in discarica che premi comuni e cittadini virtuosi, la bonifica dei siti contaminati. Il tutto alzando l’asticella della raccolta differenziata al 50%, obiettivo minimo previsto dalle norme nazionali e totalmente ignorato nella politica dei rifiuti della Regione Calabria.