La riduzione del potere d’acquisto delle famiglie continua a riversarsi direttamente sul carrello alimentare, con una flessione della spesa per il cibo del 2 per cento da inizio anno ma che sfiora il 12 per cento rispetto ai livelli pre-crisi (dai 129 miliardi del 2007 ai 114 miliardi del 2013).
Lo afferma la CIA-Confederazione italiana agricoltori, in merito ai dati Istat su ‘reddito e risparmio delle famiglie’ nel primo trimestre 2014. In sei anni gli italiani hanno visto il reddito reale disponibile erodersi del 10,2 per cento e la disoccupazione salire ai massimi dal 1977. Di conseguenza, il calo della domanda domestica è diventato strutturale, andando a coinvolgere non più solo il superfluo ma anche beni primari come il cibo.
La tavola è diventata low-cost, come dimostra l’aumento esclusivo degli scontrini nei discount nel primo quadrimestre dell’anno (+3,1 per cento) in controtendenza totale rispetto a negozi di quartiere (-2,3 per cento), supermercati (-0,7 per cento) e ipermercati (-1 per cento).
Non solo. Davanti al bancone alimentare, l’85 per cento degli italiani cerca di eliminare ogni spreco ed eccesso, comprando ‘quanto basta’, e il 58 per cento opta per il prodotto con il prezzo più basso, scegliendo il brand solo se è in offerta speciale.
Inoltre, il 49 per cento dei consumatori ammette di sacrificare per primo pranzi e cene al ristorante, mentre il 21 per cento ritorna al ‘fai da te’ in cucina soprattutto per quanto riguarda dolci, pane e pasta ‘a mano’.