Utilizzare gli appalti pubblici per rendere il cibo sano e bio più facilmente accessibile e alla portata di tutti gli europei. È quanto affermato nei giorni scorsi da Sarah Wiener, membro della Commissione per l’agricoltura e lo sviluppo rurale del Parlamento europeo, in rappresentanza di una nuova coalizione di organizzazioni senza scopo di lucro. L’obiettivo è sollecitare Bruxelles e i vari Stati membri a introdurre misure che aiutino scuole, ospedali e mense pubbliche per fornire menù più sostenibili.
L’iniziativa, chiamata Buy Better Food, viene dunque lanciata proprio mentre la Commissione Europea è a lavoro per un nuovo quadro legislativo, il Sustainable Food System, per stabilire criteri minimi di sostenibilità e salubrità per l’approvvigionamento pubblico di cibo in tutta l’Unione europea.
Il denaro pubblico deve essere utilizzato per acquistare cibo sano e sostenibile, che può aiutare a ridurre sia le emissioni di gas serra sia i costi sanitari, e contemporaneamente sostenga lo sviluppo delle comunità locali.
Secondo gli attivisti, l’introduzione di nuovi standard da rispettare faciliterebbe anche l’assegnazione degli appalti pubblici, che diventerebbero così il vero motore del cambiamento del modo di produrre e mangiare, guidando l’Europa verso un sistema alimentare più resiliente ed equo. Tutto questo proprio mentre gli europei affrontano le minacce legate all’aumento dei prezzi dei generi alimentari e della povertà, nonché al collasso climatico e ambientale, .
La coalizione vuole che le istituzioni dell’UE e gli Stati membri riconoscano, sostengano e finanzino gli appalti alimentari pubblici come un “punto di svolta” per diete più sane e sostenibili, a base di ortofrutta biologica e proteine vegetali (piuttosto che di derivazione animale), come previsto anche dalla strategia Farm to Fork.
Sarah Wiener, portavoce della relazione in Parlamento europeo sulla strategia Farm to Fork e famosa chef austriaca fermente sostenitrice del bio, ha dichiarato: “Gli appalti pubblici hanno l’opportunità di incentivare una produzione biologica, sostenibile e locale, portando ad adottare abitudini alimentari più sane oltre che a una distribuzione più equa degli alimenti nella società. È quindi giunto il momento che l’UE stabilisca obiettivi per promuovere il cibo biologico, sostenibile e regionale nelle mense pubbliche, negli ospedali e nelle scuole!”
A livello locale, un numero crescente di comuni sta compiendo importanti passi in questa direzione, anticipando le regole al vaglio della Commissione Europea. La città di Gand (Belgio), ad esempio, ha messo in atto una strategia che combina obiettivi per la riduzione degli sprechi alimentari, ad un’azione per il clima e di sostegno ai piccoli agricoltori.
Un altro esempio è la città di Mouans-Sartoux (Francia), che vanta una lunga storia di approvvigionamento di alimenti sani e sostenibili grazie alla creazione di una fattoria municipale (la prima in Francia) che fornisce circa il 90% degli ortaggi consumati dai bambini nell’intero comune.
Si tratta infine di una richiesta che arriva anche dall’Organizzazione delle Nazioni Unite e dall’Organizzazione mondiale della sanità, che hanno chiesto un uso più responsabile degli approvvigionamenti alimentari pubblici a vantaggio dei cittadini, dei lavoratori e dell’ambiente.
Le recenti crisi che gli europei stanno affrontando, dalla pandemia di Covid alla guerra in Ucraina, evidenziano infatti la necessità di accelerare il cambiamento verso un sistema alimentare più resiliente e sostenibile che fornisca cibo sano a tutti.
Evidenze in cifre:
Il problema:
• I sistemi alimentari a livello globale contribuiscono a 1/3 delle emissioni totali di gas serra.
• Le diete sbilanciate e poco salutari sono responsabili del 49% delle malattie cardiovascolari, la principale causa di morte nell’UE, con un costo annuo stimato di 102 miliardi di euro per i sistemi sanitari e la società.
• Il 16-22% dei bambini in età scolare in UE è in sovrappeso, 1/4 di loro è obeso.
• L’attività di allevamento europea è responsabile del 78% della perdita di biodiversità e dell’81% del riscaldamento globale.
• In molti Paesi dell’UE, i lavoratori migranti nell’industria alimentare spesso affrontano condizioni di lavoro simili alla schiavitù.
Le soluzioni:
• L’introduzione dei pasti vegetariani nelle scuole di Torino ha comportato la riduzione del 32% dell’impronta di carbonio dei menu scolastici.
• Acquistando fino al 77% del cibo a livello locale, il Nottingham University Hospitals NHS Trust (Regno Unito) ha risparmiato 150.000 miglia alimentari e 6 milioni di sterline all’anno.
• Il 90% dei pasti del settore pubblico a Copenaghen (Danimarca) sono biologici, un obiettivo che ha influenzato i produttori locali a passare a pratiche più sostenibili.
• A Greenwich (Regno Unito), la fornitura di pasti scolastici più sani e nutrienti ha comportato un miglioramento dei risultati scolastici e una maggiore frequenza.
Fonte: Ufficio stampa IFOAM