Biologico VS convenzionale: i risultati di un esperimento da record di FiBL

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Dal 1978, a Therwil, nel Cantone di Basilea Campagna, la Confederazione Svizzera, attraverso Agroscope, e l’Istituto di ricerca per l’agricoltura biologica (FiBL) conducono un esperimento a lungo termine che confronta coltivazioni biologiche e convenzionali. Su un ettaro di terreno agricolo, vengono studiate le conseguenze dei due metodi di coltivazione in termini di resa, qualità del suolo e impatto climatico.

Il sito ospita 96 parcelle sperimentali, coltivate attualmente con patate, grano e prati misti a trifoglio destinati a foraggio. Jochen Meyer, ricercatore di Agroscope e co-responsabile del progetto noto come “DOK”, spiega che il terreno è molto omogeneo e di ottima qualità, caratteristica che permette confronti affidabili tra i sistemi. Le coltivazioni vengono effettuate fianco a fianco con tecniche diverse, permettendo osservazioni dirette sulle differenze tra biologico e convenzionale.

Secondo i risultati ottenuti, i sistemi biologici raggiungono in media circa l’85% della resa dei sistemi convenzionali. Questo avviene nonostante un utilizzo ridotto dei fertilizzanti azotati (circa un terzo in meno) e un impiego molto più contenuto di prodotti fitosanitari (circa dieci volte meno). Le differenze nelle rese variano a seconda del tipo di coltura. Nei cereali e soprattutto nelle patate, che richiedono maggiore attenzione alla protezione delle piante, il calo di resa nel sistema biologico può arrivare fino a un terzo. Inoltre, le rese biologiche risultano meno stabili nel tempo, con una variabilità stimata intorno al 40% in più rispetto al convenzionale.

Secondo Meyer, esistono altri studi che confrontano i due metodi di coltivazione, ma nessuno ha una durata così lunga. Anche Else Bünemann del FiBL evidenzia la particolarità del progetto svizzero, che consente un’analisi scientifica molto precisa degli effetti sulla resa e sul suolo. Un elemento distintivo dell’esperimento è la presenza simultanea di più colture ogni anno. Questa strategia consente di equilibrare gli effetti di variazioni climatiche annuali e condizioni sfavorevoli per una singola coltura, fornendo così dati più affidabili.

Una parte dell’attenzione è rivolta anche all’impatto climatico dei due sistemi. La quantità totale di azoto nei sistemi biologici è inferiore, e in particolare si riduce la frazione disponibile, con la conseguenza di minori emissioni di protossido di azoto, un gas serra molto potente.

Per migliorare ulteriormente l’efficienza dell’agricoltura biologica, Meyer ipotizza l’adozione di nuove strategie, come l’uso dell’azoto recuperato dalle acque reflue o direttamente dall’urina umana. Questo approccio avrebbe il potenziale di chiudere i cicli dei nutrienti, fornendo una quantità mirata di elementi nutritivi per ridurre il divario di resa.

L’esperimento, che ha prodotto finora più di 140 pubblicazioni scientifiche e numerose tesi di master e dottorato, è destinato a proseguire almeno per altri 50 anni, secondo le intenzioni di FiBL e Agroscope.

La Redazione

Notizie da GreenPlanet

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