Biologico = legalità, l’esempio di Libera Terra

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C’è un filo importante ed indistruttibile di corresponsabilità che lega in tutta Italia i produttori biologici impegnati per la legalità e contro la criminalità organizzata. Non si può, infatti, essere convinti sostenitori di una agricoltura pulita che non inquina la terra e rispetta gli animali senza essere al contempo parte attiva nel rispetto, nella difesa e nell’affermazione di regole giuste.

Il filo parte dalle cooperative di Libera Terra e coinvolge, fra gli altri, gli agricoltori di Alce Nero, quelli dell’Organizzazione di produttori pugliese ‘Biologico Meridiano’, ma anche mugnai e pastai che condividono il medesimo orizzonte di valori e la stessa pratica agricola, quella biologica.

 

Un filo che è risposta concreta innanzitutto alla violenza di chi tenta di intimorire i giovani che si impegnano quotidianamente nel riscatto dei beni sottratti alla criminalità organizzata.

Una rete ormai tessuta, che cerca e vuole il confronto con i giovani e che per questo si è data appuntamento, alla presenza di don Luigi Ciotti fondatore di Libera e Piero Sardo presidente della Fondazione Slow Food per la Biodiversità, ad Altamura (Bari) venerdì 16 novembre, al Santuario del Buon Cammino.

Tutto nasce nell’estate 2012, quando viene appiccato il fuoco ai campi di grano della cooperativa campana le Terre di don Peppe Diana – Libera Terra, prossimi alla mietitura. Un atto di violenza e intimidazione che si ripeterà poi nel giro di qualche settimana in quasi tutte le cooperative di Libera Terra in Puglia, Calabria e Sicilia: un vile atto di intimidazione verso il lavoro pulito, la legalità, ma anche uno sfregio verso il cibo e chi lo produce. Verso la natura e l’ambiente tutto.

Il raccolto della cooperativa Terre di Don Peppe Diana era necessario per la produzione dei Paccheri artigianali di Gragnano a marchio Libera Terra: immediatamente ed in modo spontaneo, ma concreto, gli agricoltori biologici di Alce Nero che coltivano grano nei terreni di Altamura, Gravina e Matera ne hanno donato 78 quintali alla cooperativa colpita, grano gratuitamente trasformato in semola dal mulino Camema di Altamura, a sua volta gratuitamente trasformata in paccheri dal pastificio Afeltra di Gragnano (Napoli). I paccheri, così, sono stati prodotti ugualmente!

Oggi gli agricoltori della cooperativa Terre di Don Peppe Diana – Libera Terra hanno deciso di ricambiare il sostegno ricevuto donando un altro frutto importante, simbolo dei percorsi di legalità e di lavoro: le ottime mozzarelle di bufala biologica, realizzate con il latte di allevatori del territorio di Castelvolturno sui beni confiscati alla Camorra.

Proprio la straordinarietà di questa comunanza tra i giovani che lavorano al progetto Libera Terra ed agricoltori biologici, mugnai e pastai che si sono messi in rete per rispondere concretamente ad un atto di violenza, viene raccontata agli studenti e agli alunni di Altamura venerdì 16 novembre. Un momento che coinvolge i ragazzi delle scuole del 5° Circolo Didattico San Francesco d’Assisi di Altamura e gli studenti dell’Istituto Tecnico Agrario ‘G.Briganti’ di Matera ed altri ancora.

‘Ci auguriamo che molti giovani – auspica il presidente di Alce Nero, Lucio Cavazzoni – possano diventare gli agricoltori di domani. Vogliamo trasmettere un messaggio positivo di condivisione nella quale ci sentiamo tutti coinvolti. Chi sceglie da sempre il metodo di coltivazione biologico, che è difficile e impegnativo in termini di risorse umane ed economiche, perché espressione di un rispetto e una attenzione profonda per la Terra; ma anche chi è impegnato nelle prime fasi di lavorazione dei grani come nella loro trasformazione in pasta pulita e legale.

E’ un messaggio anche per chi sceglie quali prodotti acquistare, perché i paccheri e le mozzarelle Libera Terra, come i prodotti biologici veri, sono espressione e simbolo di una modalità pulita, autentica, vera appunto, di fare agricoltura, trasformazione e mercato. Infine è un messaggio per i giovani, perché sappiano che si può e si ha il dovere di scegliere: c’è chi brucia i campi e c’è chi reagisce con il lavoro onesto, schierandosi e denunciando la miseria di questi atti’.

 

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