Bioeconomia, settore da 317 miliardi. Il 60% generati dall’agroalimentare

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La bioeconomia, intesa come sistema che utilizza le risorse bio per la produzione di beni ed energia, è stato il settore economico piú resiliente e che ha perso meno durante la pandemia in Europa. Nel 2020 in Italia ha generato circa 317 miliardi di euro, occupando poco meno di due milioni di persone. È uno dei dati emersi dal rapporto “La bioeconomia in Europa”, presentato nei giorni scorsi a Trieste e redatto dalla Direzione Studi e Ricerche di Intesa Sanpaolo, con il Cluster Spring e Assobiotec-Federchimica.

Dopo aver chiuso il 2019 in Italia con un incremento dell’1,4%, nel 2020 la bioeconomia ha perso nel complesso il 6,5% del valore della produzione, rispetto al -8,8% dell’intera economia: il suo peso in termini di produzione è così salito al 10,2% rispetto al 10% del 2019 e al 9,9% del 2018.

La filiera agro-alimentare, che nel nostro Paese rappresenta oltre il 60% del valore della bioeconomia, è risultata meno colpita dalla crisi generata dalla pandemia, così come i settori di energia, acqua, rifiuti e la filiera della carta (grazie al sostegno dei prodotti per utilizzi sanitari e del packaging, visto il boom del commercio online).

In tutti i Paesi europei il valore della bioeconomia ha registrato un calo meno rilevante rispetto al totale dell’economia (-4,3% per il Regno Unito, -3,1% per la Germania, -3% per la Spagna, -2,3% per la Francia e +3,3% per la Polonia), evidenziando una maggiore resilienza allo shock pandemico.

A livello regionale Basilicata e Trentino-Alto Adige, con un’incidenza del 9,3%, si posizionano ai primi posti per valore aggiunto della bioeconomia sul totale. Seguono Toscana, Veneto ed Emilia-Romagna, con un peso compreso tra l’8% e l’8,7%.

Fonte: Sole24Ore

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