Marco Astorri, l’ex presidente di Bio-On, indagato e sotto indagine per false comunicazioni sociali e manipolazione del mercato, dopo il crac dell’azienda.
Secondo Astorri, Bio-on avrebbe potuto diventare una azienda leader a livello mondiale nel campo dei biopolimeri, ma “l’attacco della speculazione” (il fondo statunitense Quintessential Capital Management, che con la pubblicazione di un report molto critico sull’operato del management ha dato il via alle indagini) ha fermato tutto e – sottolinea il patron dell’azienda bolognese – “non per caso“.
Astorri, come ricorda Polimerica, respinge anche l’associazione con il caso Parmalat e la falsità delle comunicazioni date al mercato sulle effettive potenzialità dell’impianto di Castel San Pietro Terme (Bologna), inaugurato nel giugno 2018: “è stato costruito per 1000 tonnellate all’anno – ha ribadito in un’intervista al Resto del Carlino di Bologna -. Dopo pochi mesi dall’accensione, era già oltre il 40% della produzione, e sarebbe arrivato a regime nel 2020; tuttavia, non era stato progettato per la produzione su larga scala ma per consentire a Bio-on di sperimentare e presentare la tecnologia, anche ai suoi partner industriali”.
Rispondendo alle accuse mosse dalla Procura, Astorri dichiara che “Bio-on non ha mai presentato bilanci falsi e che nelle comunicazioni al mercato ha sempre rispettato il regolamento AIM. Proveremo che sono infinitamente maggiori i profitti ai quali abbiamo rinunciato, lasciando scadere warrant e non vendendo azioni, di quelli che ci sono contestati”.
Sugli elevati costi di produzione del PHA prodotto nello stabilimento bolognese – altra accusa mossa da Quintessential Capital Management – Astorri risponde che “la sfida consisteva nel sostituire un prodotto ricavato dal petrolio con uno biodegradabile al 100% in natura: “Il mercato su cui intendevamo operare non era solo quello tradizionale, ma un nuovo mercato, che sta nascendo anche grazie alla sensibilità per l’ambiente delle nuove generazioni”.
A dicembre, la società è stata dichiarata fallita dal Tribunale di Bologna, che ha nominato Giudice delegato Fabio Florini e Curatore fallimentare un collegio composto da Antonio Gaiani e Luca Mandrioli, già Amministratore giudiziario.
(fonte: Corriere Ortofrutticolo da Il Resto del Carlino e Polimerica)