Agrofarmaci in Europa, meglio uniformare i divieti

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Non c’è uniformità in Europa sulle autorizzazioni all’utilizzo di agrofarmaci per la coltivazione dei prodotti agricoli. Mentre in alcuni Paesi l’utilizzo di alcune sostanze attive è consentito, in situazioni di emergenza e per alcuni periodi, in Italia le autorizzazioni vengono invece negate o rilasciate con estrema lentezza. Ne deriva una situazione di forte disparità tra i produttori italiani e i principali competitor, che risultano di fatto avvantaggiati da una situazione di concorrenza commerciale sleale.

La denuncia viene dalle organizzazioni agricole e cooperative italiane riunite sotto Agrinsieme (Cia, Confagricoltura e Alleanza delle Cooperative Agroalimentari) che hanno inviato una lettera al Ministero dell’Agricoltura per richiedere ‘che vengano affrontate con urgenza le questioni sull’autorizzazione degli agrofarmaci, al fine di avviare un reale processo di armonizzazione delle autorizzazioni all’interno dell’Unione Europea’.

Ecco alcuni degli esempi indicati da Agrinsieme nel dossier allegato alla missiva: il Ministero della Salute italiano non ha autorizzato l’uso straordinario della etossichina, una sostanza utilizzata per le pere in post raccolta per evitare l’imbrunimento esterno della buccia responsabile della perdita di notevoli quantitativi di prodotto.

I diretti concorrenti dei produttori ortofrutticoli italiani, ovvero gli spagnoli e i portoghesi, possono invece fare uso dell’etossichina perché hanno avuto regolare autorizzazione dalle loro autorità competenti. In Italia, inoltre, vengono regolarmente commercializzate carote provenienti dalla Francia o dalla Spagna, Paesi in cui è ammesso l’uso di un principio quale il 1.3 Dicloropropene, attualmente vietato in Italia.

Su queste ed altre situazioni di disparità nell’uso degli agrofarmaci, Agrinsieme chiede venga posta la massima attenzione con l’obiettivo di evitare squilibri dannosi per i produttori ortofrutticoli italiani.

Abbiamo capito bene. Le organizzazioni dei produttori agricoli italiani vorrebbe avere norme uguali a quelle vigenti in altri Paesi circa l’utilizzo di alcune sostanze chimiche in agricoltura, con una parificazione ‘al ribasso’ per quanto riguarda l’eco-sostenibilità e la salubrità della colture e quindi del cibo. Non potrebbero invece chiedere una parificazione ‘al rialzo’, ovvero un divieto generalizzato in Europa di quelle stesse sostanze chimiche?

 

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