Agroecologia in Sicilia: una nuova era per l’agricoltura sostenibile

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Dopo un lungo percorso legislativo e burocratico, la Sicilia compie un passo importante verso l’agricoltura sostenibile grazie all’entrata in vigore della legge regionale sull’agroecologia (n.21 del 29 luglio 2021). Con la pubblicazione del Decreto Assessoriale n. 273 del 20 gennaio 2025, firmato dal dirigente generale Dario Cartabellotta, si completa l’iter necessario per rendere operativa questa norma innovativa, destinata a rivoluzionare il settore agricolo siciliano.

Un percorso a ostacoli

La legge di iniziativa parlamentare (primo firmatario Valentina Palmeri del M5S), approvata con una maggioranza bipartisan, ha incontrato non pochi ostacoli lungo il cammino. Tra questi, un’impugnativa da parte del governo centrale ha portato alla sentenza della Corte Costituzionale che ha dichiarato illegittimi alcuni articoli. Tra le norme eliminate, il divieto di uso di biocidi non consentiti dall’agricoltura biologica in spazi pubblici e l’obbligo di certificati di analisi multiresiduali per alcune categorie di merci in ingresso nella Regione.

Opportunità per le imprese agricole

Il nocciolo della legge riguarda le premialità da riconoscere alle imprese agricole. Essa prevede incentivi significativi per le aziende che adottano tecniche e pratiche in linea con i principi dell’agroecologia, come definiti dall’European Association for Agroecology. L’obiettivo è promuovere un’agricoltura in sintonia con la natura, riducendo l’impatto ambientale e favorendo la biodiversità.

Per ottenere il riconoscimento di “azienda agroecologica”, gli imprenditori agricoli devono presentare una relazione tecnica, nella forma di perizia asseverata e aggiornata anno per anno che dimostri l’adozione di pratiche conformi ai requisiti minimi. Questi includono:

  • destinazione di almeno il 10% della superficie aziendale alla coltivazione di specie arboree autoctone;
    coltivazione di varietà autoctone su almeno il 20% della superficie aziendale per colture erbacee od ortive (ridotta al 10% nei primi cinque anni);
  • destinazione di almeno il 5% della superficie aziendale a colture di interesse apistico o flora spontanea;
  • reimpianto di specie arboree o arbustive autoctone su almeno il 20% della superficie nel caso di colture poliennali a fine ciclo produttivo;
    utilizzo di razze zootecniche autoctone per almeno il 10% dei capi, sia per animali di bassa corte che per altre specie;
  • presenza di almeno il 20% di regine di Apis mellifera siciliana negli allevamenti apistici.
  • Premialità e pratiche avanzate

Le aziende che implementano ulteriori pratiche agroecologiche possono beneficiare di premi aggiuntivi nei bandi per i fondi europei. Tra queste pratiche avanzate figurano:

  • conduzione in regime biologico e diversificazione colturale;
  • integrazione tra agricoltura e zootecnia, con zootecnia estensiva;
  • utilizzo di energie rinnovabili e sistemi di risparmio idrico;
  • recupero e riuso delle acque reflue, fitodepurazione e smaltimento sostenibile dei rifiuti;
  • filiera corta, gruppi di acquisto solidale e contratti diretti tra produttori e consumatori;
  • compostaggio di qualità per i residui colturali e utilizzo di ammendanti organici.
  • Un modello per il futuro

Con questa legge, la Sicilia si pone come esempio per altre Regioni italiane e europee. La normativa non solo tutela il patrimonio naturale, ma offre strumenti concreti per sostenere gli agricoltori nel processo di transizione ecologica, dimostrando come lo sviluppo economico possa convivere con la salvaguardia dell’ambiente.

Angela Sciortino

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