Il 22 marzo si è celebrata la giornata mondiale dell’acqua. Invece delle solite dichiarazioni di circostanza sull”oro blu’, abbiamo scelto di sottolineare un problema che sta emergendo in modo sempre più grave nel Veneto.
L’acqua potabile di alcuni (non pochi) Comuni veneti è inquinata da PFAS, sostanze chimiche pericolose per la salute presenti negli scarichi di industrie locali.
Il problema era venuto alla luce già nel 2013, quando uno studio del Consiglio Nazionale delle Ricerche aveva rilevato una contaminazione da PFAS nei fiumi e nelle acque potabili di una vasta area compresa tra le province di Vicenza, Verona e Padova.
L’agenzia Regionale per l’Ambiente aveva individua quindi nel depuratore di Trissino, dove confluiscono gli scarichi di un’azienda chimica locale, una delle principali fonti di inquinamento. La Regione Veneto avrebbe dovuto agire immediatamente, ma non lo ha fatto: invece di bloccare gli inquinatori e la distribuzione dell’acqua potabile, ha alzato i limiti ammessi di PFAS nelle acque. Ciò è avvenuto a più riprese e oggi i livelli di PFAS consentiti in Veneto sono tra i più alti al mondo.
La contaminazione riguarda un’area abitata da oltre 350 mila persone. Gli abitanti delle aree maggiormente contaminate, sottoposti ad esami clinici, hanno scoperto di avere valori di PFOA nel sangue (un tipo di PFAS) 20 volte superiori rispetto a popolazioni italiane che vivono in aree non inquinate. Livelli molto alti di PFAS possono essere associati a forti rischi per la salute, tra cui complicazioni in gravidanza, alcune forme tumorali, colesterolo e problemi alla tiroide.
In occasione della Giornata mondiale dell’Acqua, Greenpeace ha annunciato di aver chiesto ai dirigenti scolastici di numerose scuole primarie dell’area del Veneto contaminata da PFAS, di poter raccogliere e analizzare campioni di acqua potabile erogata per verificare la presenza di queste sostanze. Greenpeace ha inviato richieste ai dirigenti scolastici di oltre trenta scuole primarie, situate in aree con differente grado di contaminazione da PFAS nelle province di Vicenza, Verona, Padova e Rovigo.
‘Nelle scorse settimane, in un diffuso clima di sfiducia verso le istituzioni regionali, abbiamo ricevuto richieste da parte di molti genitori di effettuare analisi indipendenti per verificare la presenza di PFAS nelle acque potabili delle scuole frequentate dai loro figli’, ci ha detto Giuseppe Ungherese, responsabile Campagna Inquinamento di Greenpeace Italia. ‘Greenpeace ritiene necessario garantire una tempestiva e chiara informazione ai cittadini, pertanto confidiamo in una risposta positiva da parte dei dirigenti scolastici. Accedere ad acqua sicura e non contaminata è un diritto di tutti che va difeso e tutelato, soprattutto per le fasce di popolazione esposte a maggiori rischi come i minori’ ha concluso Ungherese.
Proprio nei giorni scorsi Greenpeace ha lanciato una petizione per chiedere alla Regione Veneto di individuare e fermare tutte le fonti di inquinamento da PFAS e abbassare i livelli consentiti per queste sostanze nell’acqua potabile, allineandoli con quelli in vigore in altri Paesi europei come la Germania dove certo non mancano attività industriali.