Sul mensile svizzero online in lingua inglese Toxics, redatto a Basilea, a diffusione internazionale, nell’edizione dello scorso dicembre, i ricercatori Helmut Burtscher-Schaden, Thomas Durstberger e Johann G. Zaller hanno messo a confronto, con uno studio che ha fatto non poco discutere, le sostanze chimiche attive consentite in Europa per l’agricoltura convenzionale e le sostanze consentite per l’agricoltura biologica.
I ricercatori, in particolare, hanno valutato il database ufficiale UE dei pesticidi per confrontare 256 sostanze attive che possono essere utilizzate solo in agricoltura convenzionale con 134 sostanze attive consentite nella produzione biologica.
Come punto di riferimento sono state utilizzate le classificazioni di pericolo del sistema mondiale armonizzato (GHS), relativamente alla dieta e ai valori di orientamento sulla salute stabiliti nelle procedure di autorizzazione. Il confronto ha mostrato che il 55% dei principi attivi utilizzati solo nell’agricoltura convenzionale conteneva indicazioni di pericolo ambientale o per la salute, contro solo il 3% di quelli autorizzati per l’agricoltura biologica.
Avvertenze su possibili danni al nascituro, sospetta cancerogenicità o effetti acuti letali sono stati trovati nel 16% dei principi attivi utilizzati nell’agricoltura convenzionale, ma su nessuno di quelli autorizzati nella produzione biologica.
Inoltre, la definizione di valori guida per le esposizioni alimentari e non alimentari, basati sugli aspetti sanitari, sono risultati rilevanti per le autorità europee nel 93% dei principi attivi convenzionali e solo per il 7% di quelli usati nel biologico.
“Pertanto – concludono i ricercatori – incoraggiamo politiche e strategie per ridurre l’uso e il rischio dei pesticidi e per rafforzare l’agricoltura biologica al fine di proteggere la biodiversità e mantenere la sicurezza alimentare”.