Non c’è stata l’accelerata che ha caratterizzato i vegetali: per la zootecnia biologica non si può parlare di boom, ma è in crescita. In provincia di Mantova, secondo le rilevazioni di Confagricoltura, gli allevamenti che hanno abbandonato il sistema convenzionale sono 22: si tratta soprattutto di allevamenti di bovini, ma non mancano suini e avicoli. Le aziende agricole biologiche sono, complessivamente, 215, pari al 12,7% del totale lombardo, che ne conta circa 1.700.
La crescita del settore, che ha grandi potenzialità anche grazie all’ottima accoglienza del mercato, è rallentata dai ritardi nell’erogazione dei contributi del Programma di sviluppo rurale da parte di Regione Lombardia per l’apertura di nuove attività biologiche. ‘I soldi ci sarebbero – spiega il direttore di Confagricoltura Daniele Sfulcini – ma le lungaggini burocratiche li stanno tenendo fermi’.
Per l’associazione di categoria, la conversione al biologico è un’opportunità, ma guai a demonizzare l’agricoltura convenzionale: ‘Non la pensiamo come chi la vede come unica forma agricola possibile. Dal nostro punto di vista, se si tratta di un’opportunità di guadagno per i nostri produttori, ben venga. È fondamentale chiarire, però, che grazie ai tempi di sospensione dei farmaci veterinari e al sistema di regole che caratterizzano la nostra agricoltura, i prodotti coltivati e gli animali allevati col metodo tradizionale sono assolutamente sicuri’.
L’agricoltura biologica migliore di quella tradizionale? ‘Non vogliamo che passi quest’idea, ma se un produttore ne trae vantaggio non siamo certo in disaccordo’. Le quotazioni di mercato ingolosiscono, del resto, i produttori: il latte bio, per esempio, è quotato il 50% in più rispetto a quello normale.
Conferma la possibilità di spuntare sul mercato remunerazioni migliori Roberto Alberti, titolare di un’azienda di vacche da latte a Rotta, una frazione di Marmirolo. Da febbraio, la sua azienda agricola consegna latte biologico per la produzione di Grana Padano alla Latteria San Pietro di Goito. ‘Sono socio della Latteria Marmirolese – racconta Alberti – ma la mia latteria non è ancora attrezzata per produrre una linea di Grana bio’. Per Alberti, la conversione al biologico non è stata difficoltosa: ‘Tra i miei, quelli in affitto e una ventina in convenzione per i liquami, ho a disposizione una settantina di ettari di prati stabili. Da sempre nutro i miei animali con il fieno e da vent’anni non uso concimi chimici. Passare al biologico è stato naturale. Mi mancavano soltanto le carte’. Alberti ha cominciato con la conversione dei prati, mentre per il passaggio al bio delle stalle ha dovuto aspettare che ci fosse una latteria disposta a lavorare il latte. Tra i benefici ‘c’è il benessere animale’, mentre tra gli svantaggi ci sono la minore produttività e ‘qualche problema in più sulle gravidanze’. Ma il prezzo più alto compensa i sacrifici e le ‘previsioni di mercato – chiude Alberti – sono molto buone’.
fonte: Gazzetta di Mantova