Quindici tonnellate di prodotti biologico falsi, 45 aziende perquisite e una persona denunciata in Sicilia con l’accusa di frode in commercio, oltre a sanzioni per un totale di 15.500 euro per indicazioni non a norma o incerta provenienza dei prodotti. Questo il bilancio di una maxi operazione dei reparti speciali dei carabinieri per la tutela agroalimentare nella filiera del biologico, resa nota mercoledì 13 giugno. Nelle province di Ravenna e Reggio Emilia, i carabinieri hanno sequestrato 63 confezioni di frutta secca ed erbe aromatiche dichiarate bio e 22 fra baccalà, sardine e alici biologiche, riportanti indicazioni non a norma. A L’Aquila, invece, sono state sequestrate 381 uova biologiche, alla cui provenienza non è stato possibile risalire. Per lo stesso motivo a Caserta, Napoli e Salerno i carabinieri hanno sequestrato circa 285 chilogrammi di prodotti ortofrutticoli, 30 chilogrammi fra salumi e formaggi e 6.480 barattoli di passata di pomodoro pari a oltre 3 tonnellate. Operazioni anche tra Catania e Messina, dove una persona è stata denunciata per frode in commercio e sono stati sequestrati 11mila chili di arance spacciate per italiane ma provenienti dall’Egitto. Diverse le irregolarità amministrative riscontrate dai militari, soprattutto per mancata rintracciabilità della frutta in lavorazione, mentre in un pastificio è stata trovata pasta bio inesistente nei registri dei lotti di produzione.
Secondo Coldiretti, che non ha mancato di commentare immediatamente la notizia, il falso biologico colpisce sei italiani su dieci. Le frodi sul bio – sottolinea Coldiretti – minacciano il primato dell’Italia in Europa e il lavoro di oltre 72mila operatori con un mercato che supera i 2,5 miliardi di euro in valore. Coldiretti ritiene sia necessario accelerare sul marchio nazionale per le produzioni biologiche italiane per consentire scelte di acquisto più consapevoli.