Il 22 marzo, giornata mondiale dell’acqua, il Veneto ha dichiarato lo stato di emergenza per l’inquinamento dell’acqua causato dal PFAS. La decisione, che porta la firma del presidente della Regione Veneto Luca Zaia, è stata trasmessa al Consiglio dei Ministri. Un commissario si occuperà da vicino della questione. A confermarlo è lo stesso presidente Zaia. Interessate dall’emergenza PFAS sono le province Vicenza, Padova e Verona.
Per giungere allo stato di emergenza ci sono volute 15 sedute della Commissione consigliare regionale d’inchiesta sui Pfas per circa una settantina di ore complessive e l’audizione di una sessantina di gruppi di persone fra tecnici regionali, gestori delle acque, sindaci, referenti dei Consorzi di bonifica e dell’azienda Miteni, oltre a vari comitati territoriali. In un secondo tempo è stata stesa una relazione che fotografa la situazione del più grave inquinamento veneto dei tempi recenti. Si tratta, infatti, di un’emergenza ambientale che riguarda più di 350 mila persone. I fiumi e l’acqua potabile di molti comuni sono inquinati da questi composti che possono causare danni al sistema riproduttivo e ormonale e si sospetta siano cancerogeni.
I PFAS, usati come impermeabilizzanti per tessuti e pentole, fanno parte del più ampio gruppo dei PFC (composti poli e per-fluorurati), sostanze di cui già Greenpeace chiede l’eliminazione dal 2011 con la campagna Detox. Giuseppe Ungherese, responsabile campagna inquinamento di Greenpeace Italia, ha dichiarato: ‘Dopo diversi anni di sottovalutazione del problema, con la dichiarazione dello stato di emergenza chiesto dalla Regione Veneto si prende finalmente atto della gravità della situazione. Questo cambio di rotta è ovviamente finalizzato alla realizzazione di costosi nuovi acquedotti, necessari a garantire acqua potabile sicura ai cittadini.Tuttavia, se il Commissario non interverrà subito sulle fonti inquinanti, spingendo anche la Regione a completarne il censimento, è sin troppo facile prevedere che molti altri soldi pubblici dovranno essere spesi in futuro per fronteggiare l’emergenza mentre la popolazione veneta rimarrà esposta ai PFAS anche nei decenni a venire’.