Il processo di concentrazione produttiva e commerciale e quindi il rafforzamento ulteriore delle realtà principali del settore biologico italiano sono fenomeni sempre più evidenti e sempre più accelerati. I protagonisti sono quattro, cinque, non ne vediamo di più. Si possono fare i nomi: Almaverde Bio, Alce Nero Mielizia, la nuova Brio, NaturaSì.
Almaverde spinge per associare nuove imprese, Alce Nero si crea uno staff di livello internazionale e riesce a ‘sposare’ i suoi produttori per lo più appenninici con i coltivatori del fair-trade centro e sud-americano, Agrintesa con Apo Conerpo e Alegra conquista Brio per farne un super-marchio (con un’offerta complessiva di oltre 33 mila tonnellate), NaturaSì si prepara a una nuova ondata di aperture di negozi a marchio e ha attirato finanziatori come Renzo Rosso (Diesel) e famiglia a cui il bio piace sempre di più tanto che i Rosso sono entrati con entusiasmo nella gestione (se non erro hanno due posti in cda).
Questi marchi-protagonisti sono destinati, probabilmente, a rappresentare più vasti arcipelaghi di produttori e trasformatori del biologico italiano, hanno un ruolo trainante e forse, per emulazione, potranno provocare un’accelerazione dei processi di crescita di realtà indipendenti oggi di secondo piano ma comunque significative a livello nazionale e, in parte, anche già di livello internazionale.
Il successo di questi marchi continua nonostante la reazione provocata dallo sviluppo commerciale del biologico nelle stanze dei bottoni delle grandi catene della distribuzione: già da alcuni anni, infatti, Coop, Conad e altri distributori, in Italia come all’estero, sono entrati nel bio con propri marchi (le cosiddette private-labels) per ‘cavalcare l’onda’ con maggiori profitti.
Si poteva ritenere che ciò avrebbe creato un freno alla crescita delle principali aziende a marchio del biologico italiano.
Non è stato e non è così. E c’è ancora spazio perché altri si rafforzino rispetto alle posizioni che hanno oggi. Pensiamo a certe aziende toscane o del Sud (un nome per tutte: Bioitalia); pensiamo al mondo, oggi frastagliatissimo del vino biologico e biodinamico. Insomma, il bio italiano, nonostante tutto, sta accelerando la sua marcia.
Antonio Felice
direttore greenplanet.net