Bella l’iniziativa dell’AIAB, che abbiamo pubblicato il 18 gennaio, di sottoporre ai candidati al Parlamento nelle elezioni del prossimo febbraio un decalogo su cui misurare il loro impegno ambientalista. Ma anche Greenpeace non scherza: campagna elettorale senza ambiente, Paese senza futuro, titola una petizione dell’associazione che attraverso 45 mila cittadini è stata inviata on-line ai candidati con l’esplicita intenzione di non votarli se non daranno una risposta. Alcune risposte sono state pronte, tra chi non ha risposto ci sono i tre big: Bersani, Monti e Berlusconi. Conta poco o nulla l’ambiente per loro?
Per Greenpeace ci sono almeno tre emergenze su cui i partiti e i loro leader devono esprimersi e dichiarare da che parte stanno: 1) il Mediterraneo svenduto alle compagnie petrolifere per sfruttare giacimenti miseri; 2) le emissioni delle centrali a carbone operanti in Italia, che causano morti premature e danni sanitari, economici e ambientali per oltre 2,6 miliardi di euro; 3) le fonti rinnovabili, unico settore che ha resistito alla crisi continuando a generare ricchezza e occupazione, sempre più frenato da burocrazia e incertezza normativa.
E intanto ieri mattina, martedì 22 gennaio, tredici Associazioni che riuniscono ambientalisti, mondo scientifico, agricoltori biologici e biodinamici hanno incontrato Mario Catania, ministro delle Politiche agricole, alimentari e forestali, al quale hanno presentato il documento ‘PAC 2014-2020: per un’agricoltura in grado di riconciliare economia ed ecologia’. Il pericolo evidenziato dalle tredici Associazioni è che nella votazione in Commissione agricoltura del Parlamento europeo prevalgano ancora una volta gli interessi delle grandi aziende agricole che hanno lavorato in questi mesi per contrastare i provvedimenti in grado di rendere più verde la politica agricola comune, facendo prevalere ancora una volta gli interessi dell’agricoltura intensiva e industriale.
Sono tre casi che ci fanno pensare che mai in una campagna elettorale italiana l’ambiente sia emerso con tale convinzione. E’ vero, sono la base, i cittadini-elettori, l’associazionismo che si muovono mentre i leader sono distratti dalle solite beghe e dunque lontani, almeno all’apparenza, dai temi cruciali dell’ambiente. Ma tutti, ormai, dovranno fare i conti con la vera grande questione del nostro tempo, anche loro, i leader, se non vorranno restare piccoli piccoli, lontani da una società che invece sta incominciando a capire e che, anche per questo, dà segnali di profonda insofferenza.
Antonio Felice