Il governo Monti sta sfornando provvedimenti a raffica, alcuni molto incisivi per l’assetto economico del nostro Paese. Si leggono reazioni, proposte, commenti di ogni tipo. Fino a questo momento, in questa giungla di voci, i portavoce del settore biologico brillano per il loro silenzio, la loro assenza o il loro basso profilo. L’azione del governo Monti non interessa il settore? Ci pare proprio il contrario, ci pare che interessi eccome e che questo potrebbe essere il momento giusto per farsi sentire, per lanciare proposte, alcune nel cassetto da tempo. Facciamo un esempio, per essere concreti, ma se ne potrebbero fare tanti, in direzioni diverse.
Esempio: il settore, Federbio (ma anche Aiab), ha a cuore i distretti territoriali biologici, una grande cosa che trova solo qualche timida sperimentazione fino ad oggi. E cosa fa il governo? Per reperire quattrini vuole vendere le aree agricole demaniali. Non viene in mente a nessuno che su alcune di queste aree potrebbero nascere i famosi distretti bio e che si potrebbe agire sul governo perché favorisca un’operazione del genere creando a tal fine agevolazioni particolari? Facciamo un altro esempio: il governo, attraverso il ministero delle Politiche agricole, si sta occupando di un piano nazionale sugli agriturismo: viene in mente a qualcuno di fare lobby, in senso positivo, costruttivo, per inserire in questo piano elementi di favore per il settore bio e per lo sviluppo serio di una green economy territoriale, alimentare, turistica? Poi, state pur certi, un governo di professori come questo, farà presto un provvedimento per rafforzare l’esangue ricerca scientifica italiana: e il bio italiano non è solo figlio di madre natura, ha bisogno di ricerca italiana o il sistema globale, le multinazionali se ne faranno un boccone.
Girerei in particolare un’esortazione al numero 1 di Federbio, Paolo Carnemolla: caro presidente, fate più lobby , questo è il momento di premere per portare a casa qualcosa di più.
Antonio Felice
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