A Pievalta i vini raccontano una lunga storia bio e biodinamica. L’enologo Alessandro Fenino: “Scelta giusta, ha dato identità alla nostra produzione”

Pievalta

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Pievalta, nel cuore dei Castelli di Jesi, è nata dalla caparbietà di Silvano Brescianini (nella foto in basso), tra i più importanti produttori di Franciacorta, che voleva misurarsi con una grande uva autoctona bianca, quel Verdicchio vitigno principe del territorio marchigiano. Una sfida nata subito in biologico dal 2003 e proseguita con la certificazione Demeter nel 2008, prima azienda nelle Marche a ottenere l’imprimatur biodinamico. A portare avanti questa scelta è stato l’enologo Alessandro Fenino(nella foto di aprtura), secondo il quale, come ha sottolineato a GreenPlanet, “solo con queste pratiche nasce un vino davvero tipico, con i caratteri unici del suo luogo di produzione e dell’annata”. Fenino, già enologo in Barone Pizzini, da Milano si è trasferito nel 2003 a Maiolati Spontini (dove ha sede l’azienda, sovrastata da una piccola pieve da cui prende il nome), innamorandosi all’istante del territorio, che si estende tra campagne, borghi e castelli, e del vitigno di casa, il Verdicchio, presente in quei luoghi sin dall’antichità, con testimonianze che riportano come nella zona di Jesi venisse allevato già nel VII secolo avanti Cristo. Dal 2008 a fianco di Fenino c’è la moglie Silvia Loschi che, con grande empatia ed efficienza, si occupa dell’ospitalità, delle visite guidate e delle relazioni sul territorio.

In venti anni di storia, Pievalta ha maturato un percorso di distintività e qualità, nel segno del green, che ha portato, tra l’altro, alla proclamazione di “Bianco dell’Anno”, nella Guida Vini del Gambero Rosso 2023, del suo San Paolo Castelli di Jesi Verdicchio Riserva Docg Classico, annata 2019.

Era logico che a Pievalta la cultura della sostenibilità e del biologico improntasse tutta l’attività, visto che a volerla è stata la direzione di Barone Pizzini, azienda pioniera da 25 anni in Franciacorta di queste pratiche agronomiche. Un percorso green che si è completato con la scelta della biodinamica. “Una scelta che si è rivelata giusta – ha raccontato a GreenPlanet l’enologo Alessandro Fenino –, perché ci ha dato un’identità. Semplificando, la biodinamica punta alla salute del suolo e della pianta. Le radici entrano in connessione con la parte minerale del terreno e la riportano nel grappolo. Per questo il sapore del vino dipende dal luogo in cui la vite cresce. Produciamo 150mila bottiglie: siamo piccoli, ma il biodinamico ci ha aiutato a posizionare il vino, proprio perché non eravamo della zona”.

“Nel 2005 abbiamo iniziato ad applicare le pratiche biodinamiche – ha proseguito Fenino – e, a poco a poco, il vigneto ha iniziato a rinascere. E da lì è andato sempre a migliorare. Nel 2007 ci fu un’annata molto calda ed è stato un primo test, ci ha fatto capire che il nuovo modo di lavorare funzionava, perché le vigne stavano bene. I vini stavano diventando più buoni e quella seconda parte di bocca pian piano iniziava a venire fuori”.

Nella ricerca continua della qualità, la sperimentazione in cantina porta, dal 2019, ad abbracciare cemento e legni grandi per le vinificazioni e le successive maturazioni. Una tappa fondamentale nella crescita qualitativa dei vini di Pievalta, una svolta che abbiamo avvertito nella degustazione organizzata per la stampa, sotto la regia di Silvano Brescianini e Alessandro Fenino, riguardante le annate 2022, 2021, 2019, 2015, 2012 e 2009 del San Paolo Verdicchio dei Castelli di Jesi Riserva Docg Classico, etichetta di punta dell’azienda.

Nella produzione da 150.000 bottiglie l’anno della cantina, oltre al già citato San Paolo, si segnalano Dominè Verdicchio dei Castelli di Jesi Doc Classico Superiore, che nasce da una singola vigna del 1965; il Tre Ripe Verdicchio dei Castelli di Jesi Classico Superiore, il cui nome nasce dall’unione di uve provenienti proprio da tre versanti diversi; e infine il Perlugo Zero VSQ, un Metodo Classico da uve Verdicchio.

Questi vini hanno accompagnato la cena preparata per la stampa dalle sapienti mani della chef di Jovanotti, Maria Vittoria Griffoni, conosciuta anche come “La cheffa”. La “cheffa” accompagna Jovanotti in tour da circa dieci anni, curando i suoi pasti e proponendo una cucina che valorizza i prodotti locali e la cucina sana. Maria Vittoria ama fare la giramondo e, anche per questo, ci ha raccontato, “aveva scelto l’indirizzo alberghiero e il mestiere di chef”. Ma, tra un viaggio e l’altro, le Marche restano la “stella polare” della dinamica professionista. “Torno sempre nella mia regione, che è meravigliosa – ha sottolineato la “cheffa” –. Dopo un po’ che sto fuori, sento proprio il bisogno di tornare!”.

Cristina Latessa

Notizie da GreenPlanet

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