La competitività della produzione non passa attraverso qualche manciata di fitosanitari di sintesi

Piva

Condividi su:

Facebook
Twitter
LinkedIn

Da quasi un paio d’anni, stiamo assistendo ad una serie di attacchi ai principi cardine della sostenibilità, in particolare agli elementi che attengono agli aspetti ambientali. Il “green deal” con la transizione energetica, la decarbonizzazione, la crescita dell’economia circolare, lo sviluppo della bioeconomia, della chimica verde e la riduzione di quella di sintesi è stato trasformato da soluzione a problema. Sembra che gli ambienti più retrivi vogliano prendersi una sorta di rivincita sulla sostenibilità e, forti di una sorta di “mainstream” politico-sociale di ritorno, dipingono la transizione verde, di cui il biologico è parte e ne è stato anticipatore, ad un dannoso orpello che ostacola la competitività dei settori produttivi e limita la libertà dei cittadini. Più di un anno fa le “proteste dei trattori”, giuste nella loro iniziale richiesta di avere maggior peso economico e ruolo sociale nella filiera alimentare, sono state strumentalizzate e ridotte da “cattivi maestri” ad una battaglia contro il “green deal” e la politica ambientale dell’UE. Di fatto tale strumentalizzazione ha sterilizzato le iniziali richieste che non hanno, infatti, condotto a nulla in termini di rafforzamento della competitività del settore primario se non all’insignificante aumento del 4% della SAU e ad un allentamento dei vincoli inmateria di avvicendamento colturale. Non passa giorno che le varie gazzette on line non ci propongano interviste in cui rappresentanti del mondo agricolo e in particolare ortofrutticolo, affermino che la competitività dei nostri prodotti agricoli passa attraverso qualche manciata di prodotti fitosanitari di sintesi in più e che la produzione sia a rischio per la sola mancanza di sostanze attive in grado di controllare le innumerevoli fitopatie che, a dire il vero, molte sono comparse nei nostri ambienti grazie al commercio internazionale e, nella maggior parte dei casi, ln virtù del cambiamento climatico.

Spiace che tali rappresentanti, nonostante le catastrofi degli ultimi due anni, non riconoscano che la competitività della produzione, ed in particolare di quella agricola, dipenda dall’adattamento al cambiamento climatico ed in un investimento epocale in conoscenza. Il cambiamento climatico in atto non ci consente di prendere scorciatoie, quali ad esempio la moratoria sulla rivalutazione di alcune sostanze attive, ma di mettere a frutto i risultati degli ultimi quarant’anni di acquisizioni nel settore fitopatologico, di investire maggiormente nella conoscenza dei cicli biologici dei fitofagi/fitopatie, nei modelli previsionali, nell’agricoltura digitale con i DSS, nel controllo biologico, nella gestione integrata dell’azienda agricola, in sintesi in un investimento di maggiore conoscenza per un settore in grado di fare fronte alle sfide poste da un clima in progressivo cambiamento. Perché dimenticare la lezione iniziata dal Prof. Grandi dell’Università di Bologna (a proposito, riascoltatevi in streaming la trasmissione Wikiradio di Radio Tre del 10.02.25) per poi essere estesa a tutte le discipline agrarie in cui è “il vecchio” ecosistema che deve essere difeso e preservato e non la singola coltura? Per quale motivo fare una battaglia sull’acetamiprid quando sul piano fitosanitario già sappiamo che la soluzione chimica non è economicamente sufficiente a contenere i danni da cimice asiatica, mentre su un altro versante siamo da alcuni anni nelle condizioni di contenere i danni da lepidotteri con la confusione o il disorientamento sessuale?Perché, come emerso in un recente convegno a Torino organizzato da AIPP, sottovalutare che la resistenza ai prodotti fitosanitari può essere contenuta solo grazie ad una gestione integrata (soprattutto agronomica) e non solamente ad una semplice rotazione delle sostanze attive? Perché annullare decenni di conquiste scientifiche e tecnologiche illudendo il mondo agricolo che la panacea dei suoi mali sia il ritorno sic et simpliciter a poche sostanze attive di sintesi? Se così fosse perché nella scorsa campagna agraria il mais ed il grano tenero convenzionali, le cui rese medie erano più che accettabili, si collocavano su valori intorno ai 22-23 €/q.le? Valori spesso non sufficienti a remunerare i fattori produttivi. Per il settore ortofrutticolo, ad esempio, quanto hanno inciso sui prezzi di liquidazione e/o conferimento ai produttori i danni da fitopatie e quanto i costi di stoccaggio, selezione e confezionamento? La competitività di un sistema produttivo implica valutazioni più complesse e complessive rispetto ad un singolo fattore produttivo e comporta analisi sul mercato del lavoro, sulle infrastrutture, sulla domanda di mercato, sul commercio internazionale, sulla qualità dei prodotti e sulla loro adesione al gusto dei consumatori. Porre la sostenibilità ambientale come causa dei “mali” di un settore equivale a “segare il ramo su cui si è seduti”. Qualcuno si chiederà: e questo cosa c’entra con il biologico? Eccome se c’entra! Il biologico è stato ed è l’apripista della sostenibilità agroalimentare, nonostante l’alzata di sopracciglia di molti. Le tecniche produttive sostenibili, oggi applicate con soddisfazione in agricoltura, sono state prima testate con successo nel biologico. La sostenibilità è un valore e appartiene oggi alla galassia della qualità; come poter pensare di competere sul mercato mondiale senza far leva sulla loro qualità in cui la componente ambientale e salutistica è premiante accanto alle bontà organolettiche? Minare la credibilità ambientale di un sistema produttivo non fa bene a nessuno, in primis al sistema stesso e ai prodotti che ne sono il frutto.

Fabrizio Piva

Notizie da GreenPlanet

news correlate

Un biologico rampante a Biofach 2025

Identità, concretezza e innovazione sono state le linee emergenti di Biofach 2025.  E questo ha fatto sì che prevalesse l’ottimismo in una fiera che si

Le astuzie bio-sostenibili della DM

Marca, in assenza di SANA, è l’occasione per riflettere sull’andamento del biologico ed in particolare della sua domanda interna, visto il ruolo sempre più incisivo

INSERISCI IL TUO INDIRIZZO EMAIL E RESTA AGGIORNATO CON LE ULTIME NOVITÀ