È in corso in questi giorni a Glasgow la XXVI Conferenza delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici del 2021, conosciuta anche come COP26 (31 ottobre-12 novembre 2121), sotto la presidenza del Regno Unito. I presidenti di Paesi come Russia, Cina e Brasile hanno deciso di non partecipare nonostante i rispettivi governi siano chiamati a svolgere un ruolo chiave nella lotta ai cambiamenti climatici.
Oltre 100 Nazioni, guidate da USA e UE, sono a lavoro per combattere il cambiamento climatico. Dopo i primi due giorni di Conferenza, che ha ospitato il vertice dei principali leader mondiali è stato annunciato un importante accordo per fermare le deforestazioni entro il 2030, un’intesa cui hanno tuttavia aderito anche Paesi come Brasile e Cina, di grandi assenti Jair Bolsonaro e Xi Jinping. Non solo, più di 100 Paesi hanno promesso di ridurre del 30% le emissioni di metano entro la fine di questo decennio.
Sul primo punto, che copre l’85% delle foreste del pianeta, c’è anche un impegno di quasi 18 miliardi di euro di fondi pubblici e privati per recuperare le foreste danneggiate. Forse ancora più importante l’intesa sul metano firmata da 103 Paesi, tra cui la metà dei maggiori 30 emettitori.
Rispetto al traguardo delle emissioni zero, USA ed Europa ne sottoscrivono il raggiungimento entro il 2050, la Russia entro il 2060, l’India entro il 2070 mentre la Cina bypassa. A questo punto si mira a una serie di intese di settore e i prossimi giorni ne daranno la conferma.
I primi giorni di lavoro a Glasgow hanno visto anche la presentazione del Rapporto provvisorio del Organizzazione Metereologica Mondiale (WMO) “State of the Global Climate 2021, basato sui dati per i primi nove mesi del 2021”, che combina i contributi di più agenzie delle Nazioni Unite, servizi meteorologici e idrologici nazionali ed esperti scientifici, mettendo in evidenza lo stato del Pianeta e anche tutti gli impatti sulla sicurezza alimentare.
Secondo il Report gli ultimi sette anni si avviano ad essere i più caldi mai registrati, con un innalzamento globale del livello del mare accelerato dal 2013 fino a raggiungere un nuovo massimo nel 2021, con il continuo riscaldamento e acidificazione degli oceani. “La COP26 deve essere un punto di svolta per le persone e il pianeta”, ha affermato il segretario generale delle Nazioni Unite António Guterres.
Proprio mentre in Scozia continua il meeting mondiale, con importanti accordi sulla deforestazione, l’organizzazione no profit austriaca AllRise ha chiesto la condanna di Bolsonaro per crimini contro l’umanità per aver “Falsificato i dati e distrutto intenzionalmente la foresta amazzonica accelerando i cambiamenti climatici e il conseguente aumento delle emissioni che, secondo una stima dello Studio elaborato dai climatologi dell’Università di Oxford, saranno la causa di circa 180.000 morti per il caldo entro il 2100“.
Secondo AllRise Bolsonaro ha diffuso, lo scorso settembre, davanti all’Assemblea dell’ONU, informazioni false e fuorvianti che raccontano di un raddoppiato impegno della sua amministrazione nel porre un freno alla deforestazione illegale. Ma, secondo il Rapporto dell’Università inglese, i tassi di deforestazione sotto il presidente brasiliano sono aumentati del 34% nel 2019 e del 44% nel 2020, rispetto al decennio precedente e la presidenza brasiliana si è resa responsabile di quasi 4.000 km2 in più di foresta disboscata all’anno.
E se a Glasgow tengono banco promesse e accordi e proteste, in rete Greta Thunberg ha rilanciato l’appello a firmare una lettera aperta nella quale si accusano di tradimento i leader del mondo: “Milioni di persone soffriranno a causa della devastazione causata al nostro pianeta. Questo futuro terrificante può essere realizzato, o evitato: a voi spetta la responsabilità di decidere”.
La Redazione