Un manager che affronta la sfida del mercato tutti i giorni può credere davvero nel biologico e perché? La risposta la si può trovare in un’ampia intervista del ‘Corriere Ortofrutticolo’, che la pubblicherà nei prossimi giorni, al presidente di Almaverde Bio Renzo Piraccini (nella foto). Afferma Piraccini: ‘La base di ogni attività imprenditoriale è la creazione del valore. Nel settore ortofrutticolo questo è particolarmente difficile. Strade per creare valore non ne abbiamo molte e il bio è una di queste. Ma non il bio commodity ma il bio come marca – e da qui è nata la strategia di Almaverde Bio – per creare distintività sul mercato e valore per i produttori e per tutta la filiera’.
‘Lavorandoci sopra – continua il presidente di Almaverde – mi sono progressivamente convinto che il bio è anche portatore di valori che condivido profondamente : prodotti più sani, maggiore rispetto per l’ambiente ma anche un approccio più moderno al tema dell’alimentazione e della salute. Mangiare meno ma mangiare meglio’.
E ancora: ‘Numerose indagini evidenziano come almeno il 30% dei consumatori italiani dimostri interesse per i prodotti bio ma poi questa esigenza non si trasforma in un atto di acquisto. Questa sproporzione tra mercato potenziale e mercato reale è la conferma che non si colgono le opportunità di questo settore.
In particolare mentre nei negozi specializzati il trend di crescita è costante, in GDO i dati sono contrastanti, a forti crescite spesso seguono repentini cali. Ritengo che la causa principale sia una “banalizzazione” del biologico che sugli scaffali non ha grande appeal.
Non mi sembra giusto generalizzare perché ci sono anche esempi virtuosi, ma nel biologico spesso la moderna distribuzione ha distrutto valore anziché crearlo’.
Un’analisi che può ancora fare discutere gli idealisti del biologico ma che nel suo chiaro realismo è largamente condivisibile.
Antonio Felice