A sostegno della strategia Farm to Fork, l’Unione europea ha appena appena deliberato nel bilancio pluriennale, un aumento dello stanziamento per la ricerca collegata alla strategia europea, parte del New Green Deal.
“Si passerà da 4 a 8 miliardi di euro l’anno – spiega Herbert Dorfmann, coordinatore PPE Agri al Parlamento europeo nonché co-relatore della F2F -. È importante che i centri di ricerca europei facciano network anche perché non è detto che innovare significhi necessariamente aumentare i costi di produzione”.
Tra le attività del Legislatore europeo, c’è in corso anche in processo di semplificazione della normativa di registrazione dei nuovi prodotti utilizzabili in agricoltura. Un passo importante per supportare i Paesi nel raggiungimento degli obiettivi, ad esempio, del -50% dei pesticidi entro il 2030, della riduzione del 50% della perdita dei nutrienti del duolo nello stesso frangente, o ancora, dell’aumento del 25% delle superfici coltivate in Biologico.
Attualmente, per registrare un prodotto nuovo, in UE servono circa dieci anni contro i due degli USA o del Brasile. Questi lunghi tempi morti si traducono, di fatto, in veri e propri deterrenti per l’innovazione in campo. Senza contate che, a questo, si deve aggiungere anche l’esosità dell’attivazione della macchina burocratica europea che appesantisce ulteriormente il processo.
“Questo passaggio sulla semplificazione è fondamentale per il Biocontrollo, che è uno dei pilastri della nuova agricoltura verde – ha detto Dorfmann -, insieme all’applicazione delle nuove tecnologie in campo, come la sensoristica e i droni, oltre alle New Breeding tecnologies. Bisogna dare all’agricoltore delle alternative alla chimica”.
Quando è stata varata la strategia Farm to Fork, la Commissione Europea guardava alla catena alimentare nel suo insieme, per l’appunto ‘dal campo alla tavola’. “Così deve essere se vogliamo una catena alimentare più equilibrata e di alta qualità, come quella italiana – precisa Dorfmann -. Per contro, quello a cui stiamo assistendo, nell’attuazione di questa politica, è che la strategia si fermi molto sul campo e tocchi poco il mondo della trasformazione, della distribuzione e del consumatore, che è parte integrante della filiera. Ma il costo degli impegni di sostenibilità non può essere sostenuto solo dall’agricoltore. O viene assorbito da tutti i player della categoria o il consumatore deve accettare il maggior prezzo connesso alle politiche di sostenibilità”.
Mariangela Latella