Si chiamerà Vivit il bio al Vinitaly

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Vinitaly (Verona, 25-28 marzo) dedicherà per la prima volta uno spazio ai vini naturali prodotti da agricoltura biologica e biodinamica. Lo comunica la Fiera di Verona in una nota. ‘Con questa iniziativa’, afferma Giovanni Mantovani, direttore generale di Veronafiere, www.veronafiere.it, ‘Vinitaly coglie la richiesta del mercato di conoscere meglio i vini da agricoltura biologica e biodinamica’. Il dibattito attorno ai vini biologici e biodinamici è in corso da anni, perché le tecniche adottate nella produzione non sono regolate da norme comunitaria. Dal punto di vista giuridico, si può parlare solo di ‘vino ottenuto da uve coltivate biologicamente’.

Vinitaly ha chiesto alle aziende partecipanti a questa nuova sezione, che si chiama ‘Vivit’, un’autocertificazione restrittiva sui metodi di produzione applicati sia in vigneto sia in cantina. L’idea che il più grande appuntamento internazionale dedicato al vino apra a queste produzioni, ha interessato i produttori e sono circa un centinaio le aziende, provenienti dai principali Paesi vitivinicoli, ad aver aderito. ‘Noi partecipanti a Vivit’, afferma Elena Pantaleoni, dell’azienda biologica La Stoppa di Rivergaro (Piacenza), ‘siamo vignaioli che hanno come obiettivo fare vini legati al territorio. Come dicono i francesi: vins de terroir. Spesso pratichiamo agricoltura biologica o biodinamica, ma non sempre siamo certificati’. Produrre con metodo biodinamico, lasciando al terreno la capacità di nutrire le piante ‘non è, di per sé, garanzia di qualità’, precisa Nicolas Joly, fondatore de La Renaissance des Appellations, associazione creata nel 2001 e che conta circa 200 produttori di 14 Paesi, dei quali 34 in Italia: ‘Il risultato dipende dal luogo dove si coltiva, dal vitigno, però quando si assaggia uno di questi vini si capisce la differenza perché si torna alla verità del gusto’. Il biologico, invece, secondo il Sinab, Sistema informativo nazionale sull’agricoltura biologica del ministero dell’Agricoltura, tra superfici convertite e in conversione, nel 2009 in Italia rappresentava 43.600 ettari a vite, poco più del 6%. Più coinvolte le regioni centro-meridionali, mentre tra le grandi produttrici solo la Toscana è interessata in modo rilevante, con un 10%.

 

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