“Comunicare in maniera efficace la filiera dei prodotti biologici (e non) significa trasferire agli individui la consapevolezza delle azioni positive che genera l’agricoltura biologica a favore delle aziende e del territorio. Avere un consumatore ben informato significa avere persone consce di ciò che acquistano in fase di shopping-time”. Con queste parole Simona Riccio, esperta del biologico e digital specialist, inizia un’interessante riflessione rispetto al ruolo del web-marketing nel comparto del bio.
Ad oggi in Italia gli strumenti utilizzati dalle aziende di settore per comunicare la filiera attingono alla sfera dei media tradizionali. Una strategia che si traduce in vera e propria perdita di opportunità, se si considera che siamo di fronte a uno scenario in continuo divenire e rapida crescita, con un tasso di implementazione degli strumenti digital sempre più elevato. Stando al rapporto We Are Social 2019 sono quasi 55 milioni gli italiani ad avere accesso quotidiano ad internet, vale a dire oltre 9 su 10, 35 milioni gli utenti di piattaforme social, +2,9% rispetto lo scorso anno, e ben 31 milioni le persone attive su queste piattaforme da dispositivi mobili (+3,3%).
“Passiamo oltre 6 ore al giorno connessi, di cui circa un terzo sui social – spiega Riccio -, contro le appena 3 ore in cui guardiamo la tv. Quasi 9 persone su 10 (l’88%) accedono a internet almeno una volta al giorno: in breve, 6 ore al giorno, tutti i giorni, quasi tutti. Per quanto riguarda la parte social, il tempo speso su base quotidiana è di poco inferiore alle 2 ore. A fronte di questi numeri, pensare che investire in comunicazione digitale sia sbagliato o un budget da non prevedere da parte delle aziende, grandi o piccole che siano, credo sia un grosso errore oltre che una vera perdita di opportunità”.
“Investire in professionisti seri che possano aiutare a comunicare attraverso strategie di comunicazione e l’utilizzo di strumenti digitali in maniera corretta, trasparente, innovativa, coinvolgente, veloce al numero più alto possibile di persone, aiuta a essere unici e riconoscibili in un mercato che ha fortemente bisogno di essere valorizzato per quello che è e per quello che fa: eccellenze italiane e aziende che lavorano nel rispetto delle persone, dell’ambiente e degli animali”.
Sembra dunque chiaro che “l’innovazione alla base dell’evoluzione ci stia bussando alla porta e noi abbiamo tutti gli strumenti per farla entrare”. Che dire, lasciamola entrare.