Il 21 aprile scorso la Corte dei conti italiana ha pubblicato un documento sulla valutazione del “Piano strategico nazionale per lo sviluppo del sistema biologico”, focalizzandosi sulla gestione del “Fondo per la ricerca nel settore dell’agricoltura biologica”, al fine di verificarne i risultati conseguiti, il rispetto dei tempi programmati e le modalità utilizzate per il raggiungimento degli obbiettivi prefissati.
Nel dettaglio, è stata oggetto di analisi la gestione del Fondo per la ricerca nel settore dell’agricoltura biologica per gli esercizi 2016-2020 dello stato di previsione del MIPAAF.
Nella relazione si legge che la gestione ha evidenziato “profili di criticità, con particolare riferimento alla rilevante formazione di residui da attribuirsi peraltro, per buona parte, alle caratteristiche specifiche della procedura di assegnazione delle risorse“.
La Corte dei conti ha individuato problematiche anche sotto il profilo organizzativo, riscontrando la necessità di interventi diretti a velocizzare i procedimenti, a partire dalla fase di valutazione delle proposte di progetto fino alla verifica della congruità degli oneri sostenuti, nonché alla liquidazione dei contributi concessi.
Al fine di valutare concretamente i progressi compiuti tramite le varie azioni di sostegno, il Ministero ha individuato due indicatori di risultato relativi, rispettivamente, al raggiungimento di un obbiettivo fisico ed uno economico. Il primo prevedeva la stima dell’incremento di superficie interessata da produzioni biologiche, mentre il secondo era riferito all’aumento del valore del fatturato del settore. Al riguardo l’evoluzione delle superfici biologiche, pari a 2.095.380 ettari nel 2020, è coerente con gli obiettivi fissati nel piano mentre il valore dei consumi, stimati in 4,36 miliardi di euro, è più basso rispetto al target 2020 indicato in 5 miliardi.
L’Organismo costituzionale si è poi espresso in maniera particolarmente critica circa lo stato di realizzazione dell’azione (ultima delle dieci previste dal Piano) che designava la predisposizione di un Piano nazionale per la ricerca e l’innovazione, e la costituzione di un Comitato permanente per il coordinamento per la ricerca.
Si sostiene che l’amministrazione, nel triennio 2016-2018, sebbene potesse contare su stanziamenti iniziali, non li abbia impiegati nell’esercizio di competenza, determinando una riassegnazione dello stanziamento nell’anno successivo. Nel dettaglio, dalla gestione è emerso come le risorse a disposizione dall’amministrazione siano aumentate nel corso degli anni per la mancata spesa, mentre i rispettivi pagamenti per i progetti di ricerca, siano risultati sempre inferiori rispetto alle disponibilità.
In risposta alle osservazioni della Corte, il MIPAAF ha affermato che il lento avanzamento del pagato è anche conseguenza dei lunghi tempi per la liquidazione dei saldi. Infatti, la maggior parte dei progetti ha una durata non inferiore ai 24 – 36 mesi alla quale va aggiunto il tempo per la verifica dell’iter amministrativo necessario per evitare l’insorgere di contestazioni o controversie legali con gli enti di ricerca. La Corte ritiene però che l’amministrazione avrebbe potuto adottare misure di semplificazione fondamentali per velocizzare l’iter amministrativo e limitare così l’immobilizzo delle risorse, prevedendo ad esempio l’insediamento di una commissione di valutazione permanente piuttosto che la nomina di questa ogni qualvolta richiesta.
Visti gli obiettivi che l’UE chiede di raggiungere ad ogni Stato membro per sviluppare il settore dell’agricoltura biologica e gli strumenti che l’Italia sta predisponendo per incrementare tali produzioni e per aumentare il numero di consumatori interni, risulta sostanziale implementare la ricerca nell’ottica di creare un modello di agricoltura biologica che sia allo stesso tempo più sostenibile e più produttivo.
Fonte: pianetapsr.it