L’agricoltura biologica e le attività a essa collegate sono una delle eccellenze italiane, sia in Europa (l’Italia è al primo posto per numero di imprese e superfici coltivate) che nel resto del mondo (l’Italia è all’ottavo posto per dimensioni del settore e fra i primi per flusso di merci esportate).
Il sistema di produzione biologico produce anche beni comuni, in particolare riguardo la qualità dei terreni, e delle acque, della tutela delle biodiversità naturale e agraria, del paesaggio e della salute pubblica. L’agricoltura biologica, per la sua multifunzionalità, rappresenta un contesto agricolo ideale la qualificazione territoriale e la riqualificazione di altri settori economici per l’economia del nostro Paese: turismo, artigianato, bioedilizia, ristorazione, trasformazione alimentare.
Già oggi l’agricoltura biologica rappresenta la principale forma di impresa e di sviluppo nelle aree rurali, in collina e in montagna. All’estero i prodotti bio italiani rappresentano l’eccellenza e la tipicità che identificano il ‘made in Italy’ alimentare nel mondo. Si tratta di un settore nel quale sono attivi molti giovani e molte donne, che sicuramente rientra nell’ambito della green economy, elemento di punta e di traino per un nuovo sviluppo economico del Paese.
Per tutte queste ragioni, FederBio chiede ai candidati premier la creazione di un assetto istituzionale idoneo, per evitare dispersione o sovrapposizione di competenze e strumenti.
Per favorire il ruolo dell’agricoltura come comparto per la crescita del Paese, attraverso l’innovazione, la ricerca, l’internazionalizzazione, e in grado di rispondere alle sfide del nostro tempo – lotta ai cambiamenti climatici, occupazione, questione energetica – l’attuale organizzazione dei Ministeri dovrebbe essere superata con un accorpamento delle competenze del Ministero agricolo nel Ministero dello sviluppo economico e territoriale in grado di fungere da cabina di regia unica per le politiche di livello europeo e di sistema Paese. Fondamentale anche la semplificazione burocratica, la creazione di agenzie nazionali in grado di mettere in rete i sistemi regionali e nazionali, su temi rilevanti per il settore quale, primo fra tutti, la sicurezza alimentare.
Un secondo punto sul quale FederBio invita i candidati premier a riflettere è la necessità di innovare l’agricoltura, di promuovere uno sviluppo integrato dei territori rurali e di adottare politiche e strumenti di pianificazione in grado di massimizzare l’utilizzo delle risorse dei fondi europei e di prevenire interventi altrimenti costosi in ambito quali la salute e la tutela ambientale.
Tradotto nell’operatività significa vietare la coltivazione di OGM e favorire l’agricoltura biologica e la diffusione dei prodotti biologici nella ristorazione collettiva pubblica, ospedaliera e scolastica, con significativi risparmi di spesa per la sanità, per la tutela del suolo e per la lotta al cambiamento climatico.
Per favorire l’agricoltura biologica FederBio chiede, in ambito di programmazione dei fondi europei, che venga data priorità alla conversione al metodo biologico con una dotazione adeguata e obbligatoria nell’ambito dei piani di sviluppo regionale, chiede il rifinanziamento del Piano d’azione nazionale di settore, oltre a una fiscalità di vantaggio per le imprese del settore e per i prodotti biologici, in relazione ai benefici sulla salute e sull’ambiente che il settore produce, a favore di un consumo da parte delle categorie sensibili e anche da parte di tutte le classi sociali.
FederBio sottolinea inoltre la necessità di una riforma della normativa nazionale di settore, considerato per esempio che l’attuale normativa nazionale di recepimento di quella europea – in particolare per il sistema obbligatorio di controllo e certificazione – è ferma al 1995. Senza un quadro normativo moderno e adeguato il settore del biologico rischia di essere esposto a frodi e non può crescere in maniera adeguata per svolgere un ruolo di prospettiva di futuro per il sistema agricolo italiano.
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