A partire da aprile 2011 è attivo un nuovo sistema di recupero e smaltimento degli pneumatici fuori uso, che prevede una normativa leggermente differente rispetto a quanto accadeva in passato. Tutti gli sforzi sono mirati a rendere sempre più ecosostenibile questa procedura, affinchè l’impatto sull’ambiente di questo rifiuto decisamente ’speciale’ non sia particolarmente devastante.
Proprio a tale scopo, nel 2009 è stata fondata la Ecopneus: si tratta di un consorzio creato dalle principali aziende che producono o importano pneumatici in Italia con l’obiettivo di controllare e gestire lo smaltimento, affinchè venga effettuato secondo le modalità corrette. Gli stessi promotori dichiarano: ‘Ecopneus è la società senza scopo di lucro per il rintracciamento, la raccolta, il trattamento e la destinazione finale dei Pneumatici Fuori Uso (PFU)’. Tutto ciò è finalizzato a evitare che gli pneumatici fuori uso non vadano nelle discariche, ma vengano riutilizzati per altri scopi.
Come deve avvenire lo smaltimento degli pneumatici fuori uso secondo la normativa?
Innanzitutto secondo l’articolo 228 del decreto legislativo n. 152/06 s.m.i sono le stesse aziende produttrici di gomme a doversi occupare dello smaltimento dei copertoni stessi, nello specifico alla ‘gestione di quantitativi di pneumatici fuori uso pari a quelli dai medesimi immessi sul mercato e destinati alla vendita sul territorio nazionale’.
Infatti, ‘in tutte le fasi della commercializzazione dei pneumatici è indicato in fattura il contributo a carico degli utenti finali necessario, anche in relazione alle diverse tipologie di pneumatici, per far fronte agli oneri derivanti dall’obbligo’ di smaltimento delle gomme da parte delle ditte che li producono.
Affinchè questa importantissime normativa venga applicata, i produttori di gomme ‘inadempienti agli obblighi sono assoggettati ad una sanzione amministrativa pecuniaria proporzionata alla gravità dell’inadempimento, comunque non superiore al doppio del contributo incassato per il periodo considerato’.
Questa è in sostanza la nuova norma tecnica per gli pneumatici fuori uso.
Quando un copertone non ha più le tipiche caratteristiche fondamentali per una resa su strada sicura ed efficiente, nemmeno mediante il processo di ricostruzione, allora è da considerarsi come ‘fuori uso’: in sostanza gli pneumatici fuori uso sono rifiuti a tutti gli effetti. Responsabile sarà poi la Ecopneus.
Lo smaltimento prevede una scelta tra due percorsi di recupero: il primo volto a recuperare il materiale, il secondo con lo scopo di recuperare energia.
I copertoni giunti oramai alla fine della loro vita, hanno una notevole importanza grazie alle proprietà chimico-fisiche del materiale di cui sono fatti, che se ridotti sotto forma di granulo (di dimensioni ovviamente variabili) possono essere impiegati per la realizzazione di vari oggetti. I prodotti che si ottengono dagli ‘PFU’ variano a seconda della tecnologia che viene utilizzata nel processo di frantumazione del copertone. La soluzione più diffusa a tale scopo è la macinazione meccanica (a temperatura ambiente), che consente la la produzione di granulato di gomma e polverino. Questo processo è tutto sommato abbastanza semplice, ma in alternativa, per ottenere gli stessi prodotti di lavorazione si può impiegare un altro tipo di processo, sempre meccanico, ma che si svolge in ambienti a bassa temperatura grazie all’impiego di azoto liquido.
Inoltre, sono in corso di sviluppo anche modalità basate sulla granulazione con getti d’acqua ad altissima pressione.
Ricordiamo che, infine, è possibile anche il riutilizzo dello pneumatico intero, senza la necessità di frantumazione dello stesso. Alcuni degli impieghi più interessanti di questo granulato di gomma sono ad esempio: gli asfalti modificati, superfici sportive, materiali per isolamento, arredo urbano (pavimenti e manufatti), ecc.
D’altro canto non è trascurabile anche l‘interessante potere calorifico degli pneumatici fuori uso: si pensi che il valore di calore massimo ricavabile dalla sua combustione è pari a quello che si ottiene con il carbone. Ovviamente capirete che questa caratteristica rende le gomme esauste una fonte energetica largamente usata in tutto il mondo per soddisfare la domanda di energia.
In Italia ogni anno arrivano a fine vita circa 380.000 tonnellate di pneumatici a causa della loro sostituzione su veicoli in circolazione. Questo equivale a dire che sono circa 30 i milioni di gomme fuori uso provenienti da autovetture, 2 i milioni derivanti da autocarri, 3 i milioni da mezzi a 2 ruote e 200.000 da mezzi industriali ed agricoli.
Non bisogna dimenticare, però, che altri pneumatici fuori uso sono provenienti anche dalle aziende di demolizione di veicoli. Anche i demolitori sono tenuti a rispettare determinate procedure: questi devono, prima delle operazioni di demolizione del veicolo, separare i mezzi dai loro copertoni.
I punti in cui vengono identificate le gomme fuori uso sono circa 30.000 e comprendono: gommisti, stazioni di servizio, officine, sedi di flotte e demolitori di veicoli su tutto il territorio nazionale. Inoltre ci sono anche numerose aziende che hanno il compito di prelevare questi rifiuti e di trasportarli verso gli oltre 50 siti in cui vengono preparati per il successivo recupero energetico o di materiale.
Per far funzionare tutto questo complesso sistema e per dire le cose fino in fondo si chiede al cliente finale un piccolo contributo economico per gli pneumatici fuori uso, che viene versato direttamente al pagamento per l’acquisto delle gomme nuove.
(fonte: motori.tuttogratis.it)