‘Purtroppo oggi continuiamo a dire ai contraffattori di continuare a farlo perché la pena è talmente esigua che non funziona come deterrente. Mangiamo 4 o 5 volte al giorno: è importante la sicurezza del cibo. C’è un crescente aumento della criminalità organizzata perché per ogni euro che investono i contraffattori riescono ad ottenere dai 25 ai 60 euro. La contraffazione è un’industria fiorente in tutta Italia’. E’ quanto ha rivelato Cosimo Piccinno, comandante dei Carabinieri per la Tutela della Salute durante il suo intervento al convegno nazionale ‘Extravergine Toscano. Etichetta senza inganni’ svoltosi il 2 ottobre a Firenze e promosso da Coldiretti in collaborazione con il Consorzio per la Tutela dell’Olio Extravergine Igp.
Etichette trasparenti, chiare, senza inganni per tutelare chi consuma e chi produce. Ad invocarle sono gli olivicoltori. Sotto accusa è la mancanza di trasparenza visto che quattro bottiglie di olio extravergine su cinque in vendita in Italia contengono miscele di diversa origine, per le quali è praticamente illeggibile la provenienza delle olive impiegate.
E questo nonostante sia obbligatorio indicarla per legge in etichetta dal primo luglio 2009, in base al Regolamento comunitario n.182 del 6 marzo 2009. Sulle bottiglie di extravergine ottenute da olive straniere in vendita nei supermercati è quasi impossibile, nella stragrande maggioranza dei casi, leggere le scritte ‘miscele di oli di oliva comunitari’, ‘miscele di oli di oliva non comunitari’ o ‘miscele di oli di oliva comunitari e non comunitari’ obbligatorie per legge nelle etichette dell’olio di oliva. La scritta è riportata in caratteri molto piccoli, posti dietro la bottiglia e, in molti casi, in una posizione sull’etichetta che la rende difficilmente visibile.
Dalla Toscana, regione simbolo della produzione di olio extravergine di qualità, è partito il pressing per l’approvazione di quelle norme sull’etichettatura trasparente contenute nella proposta di legge salva-olio Made in Italy.