Olio, il ‘big’ Monini adesso è certificato Epd

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Olio italiano sostenibile, dalla ‘culla alla tomba’, ovvero dal fertilizzante usato per la coltura degli ulivi, all’acqua per l’irrigazione fino al packaging. Lo stabilisce la certificazione Epd (Environmental product declaration), la dichiarazione ambientale di prodotto che analizza l’intero ciclo di vita di un bene rendendo pubblici tutti gli aspetti del lavoro di un’azienda davvero eco-friendly. Prima azienda in ordine di tempo tra le grandi imprese del settore a poter vantare questo marchio per i suoi prodotti, l’italiana Monini che nei giorni scorsi, in occasione dell’Olio Officina Food Festival (svoltosi al Palazzo delle Stelline di Milano), ha presentato la certificazione Epd ottenuta per quattro dei suoi extra vergine d’oliva.

Nata in Svezia, ma diffusa in tutto il mondo, la certificazione Epd viene rilasciata dal Swedish Environmental Management Council, che funge da gestore dell’International Epd System, il più affermato programma per la gestione delle dichiarazioni ambientali di prodotto, ai sensi della norma internazionale Iso 14025:06.

Prima di assegnare la dichiarazione ad un prodotto, gli analisti calcolano la performance ambientale del suo intero ciclo di vita (il cosiddetto Life Cycle Assessement, o Lca) prendendo in considerazione tutti i consumi di risorse naturali (acqua, energia, materie prime) e tutte le emissioni nell’ambiente (dalla Co2 ai rifiuti): dalla coltivazione agricola al conferimento in discarica degli stessi imballi.

Il sistema Epd ha sottoposto gli olii Monini a un calcolo della performance ambientale che parte dalla produzione dei fertilizzanti utilizzati per la coltura degli ulivi e dalle modalità di estrazione e uso dell’acqua per l’irrigazione, i materiali ausiliari utilizzati per la raccolta delle olive, i combustibili e l’energia elettrica utilizzati presso le aziende agricole e per il trasporto delle olive al frantoio.

Altrettanto rigorosa l’indagine su lavorazione, trasporto e confezionamento. Nel computo, poi, rientrano anche i rifiuti: dal residuo di prodotto a tutti gli elementi del packaging.

Per ognuna di queste fasi viene compilata (e resa pubblica) una tabella con tutti gli impatti ambientali legati al ciclo di vita del prodotto e si arriva addirittura a calcolare quanto incide il prodotto sul riscaldamento globale e sull’assottigliamento della fascia di ozono. A favore dell’azienda italiana hanno giocato, tra le altre attività, l’impianto fotovoltaico costituito da 851 moduli in grado di produrre 240.640 kilowattora annui che, insieme all’energia proveniente da fonti rinnovabili certificate, fornisce energia pulita allo stabilimento di lavorazione.

Un ulteriore contributo alla riduzione delle emissioni è stata la scelta di introdurre bottiglie in vetro riciclato, fino all’80%. L’utilizzo di vetro riciclato in percentuali sempre maggiori ha molteplici benefici ambientali quali il risparmio di materie prime vergini, la riduzione di emissione di Co2 e la riduzione di consumo energetico ed è un pre-requisito di un buon packaging. Infine, tra i progetti 2013 l’azienda prevede di coinvolgere i consumatori con il concorso ”Segui con noi la strada dell’Ambiente”, realizzato in collaborazione con Enel e O-I.

 

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