Le leggi vanno rispettate anche per evitare i rischi di contaminazione in un Paese in cui 8 cittadini su dieci (76 per cento) si oppongono al biotech nelle campagne per difendere ambiente e distintività delle produzione agricole. E’ quanto hanno affermato le principali organnizazioni agricole italiane, a partire dalla stessa Coldiretti, in riferimento alla distruzione, avvenuta questa settimana in Friuli, delle coltivazioni illegali di mais Mon 810 transgenico da parte del Corpo forestale dello Stato, in collaborazione con la Forestale regionale e su delega della Procura della Repubblica di Udine.
Per l’Italia gli organismi geneticamente modificati (OGM) in agricoltura – ha affermato il presidente di Coldiretti Moncalvo – non pongono solo seri problemi di sicurezza ambientale, ma soprattutto perseguono un modello di sviluppo che è il grande alleato dell’omologazione e il grande nemico del Made in Italy.
Nell’Unione Europea nonostante l’azione delle lobbies che producono OGM, nel 2013 sono rimasti solo cinque, su ventotto, i Paesi a coltivare OGM (Spagna, Portogallo, Repubblica Ceca, Slovacchia e Romania), con appena 148 mila ettari di mais transgenico MON810 piantati nel 2013, la quasi totalità in Spagna (136.962 ettari). Si tratta quindi di fatto di un unico Paese (la Spagna) dove si coltiva un unico prodotto (il mais MON810).
In Italia il decreto legge del 24 giugno 2014, n. 91 aveva previsto le sanzioni a carico di chi semina OGM. Esse andavano dalla reclusione da sei mesi a tre anni con una multa che poteva arrivare anche a trentamila euro.
Un emendamento al piano ‘Campolibero’ per l’agricoltura contenuto e approvato nei giorni scorsi all’interno del DL ‘Competitività’ ha invece stabilito che non rischia più la reclusione fino a 3 anni e la multa fino a 30 mila euro ma solo una pesante sanzione pecuniaria, che può andare da 25 mila fino a 50 mila euro, chi semina OGM in Italia in violazione del divieto.
Alle Regioni spetterà di definire, nell’ambito del proprio territorio e sulla base dei rilievi effettuati dagli organi di polizia giudiziaria, modalità e tempi delle misure che il trasgressore dovrà adottare, a proprie spese, per rimuovere le coltivazioni vietate. La disposizione nazionale si va ad aggiungere all’accordo politico raggiunto in Europa dai ministri dell’Ambiente dell’UE che, dopo quattro anni di dibattiti, lascia liberi gli Stati membri di coltivare o di vietare gli OGM sul loro territorio.