Possiamo battezzarlo il martedì nero del biologico italiano. La notizia dei sette arresti per truffa e associazione a delinquere, del sequestro di 2500 tonnellate di falso biologico e delle indagini non ancora concluse della Guardia di Finanza con il coinvolgimento di 22 aziende (ma potrebbe essere solo l’inizio) e il sospetto che 702 mila tonnellate, una cifra enorme, di prodotti bio, pari al 10 per cento del mercato italiano, potrebbero essere un falso biologico, ha avuto l’effetto di un terremoto sull’intero sistema del biologico nazionale.
Già prima delle 8 del mattino si sono intrecciate fitte telefonate tra i protagonisti (a diverso titolo) del settore. Un po’ di pace è tornata – si fa per dire – dopo mezzogiorno, a conferenza stampa delle Fiamme Gialle conclusa a Verona, quando si è capito che l’operazione Gatto con gli Stivali era sì di grandi proporzioni ma chiusa dentro un giro che è lontano dalla ‘normalità’ del biologico nazionale, un giro legato principalmente ai cereali, alle farine, alle importazioni dalla Romania. La grande distribuzione ha voluto sapere, ha chiesto garanzie, anche scritte, ai propri fornitori. Una catena ha voluto sapere se certi biscotti hanno ingredienti ‘puliti’, bio al 100 per cento e via di questo passo.
Poi per tutta la giornata, un susseguirsi di reazioni, chiuse con quella di Federbio del tardo pomeriggio. Ne diamo una breve sintesi.
Per il neo-presidente di AIAB, Alessandro Triantafyllidis, l’eclatante frode smascherata dalla Guardia di Finanza di Verona ha messo in luce le debolezze del settore, in particolare il problema delle materie prime importate. AIAB chiede più controlli sull’import e più filiera corta.
Per Fabrizio Piva, ad del CCPB, è lo stesso biologico la prima vittima ‘ di questo sistema delinquenziale che rischia di mettere a repentaglio l’immagine di un settore che in tempi di crisi continua a crescere’. Il CCPB negli ultimi mesi ha collaborato con gli organi di vigilanza per ‘smascherare queste truffe che, per sete di facile denaro, rischiano di compromettere l’impegno di aziende serie che hanno fatto del biologico un’eccellenza italiana invidiata in tutto il mondo’.
‘Stanno emergendo responsabilità individuali – è stato il commento di Nino Paparella, presidente di ICEA (Istituto di Certificazione Etica e Ambientale) – legate all’import: mele marce che non possono gettare fango sull’intero sistema, dove migliaia di imprese e professionisti lavorano ogni giorno con onestà’.
‘Il danno d’immagine per il biologico è grave ma la chiarezza, il rigore e i controlli severi tutelano le aziende che da anni operano con serietà nel settore’ ha commentato Renzo Piraccini, presidente di Almaverde Bio Italia. ‘Sono certo che la vicenda – ha concluso Piraccini – non verrà strumentalizzata ed anzi contribuirà a promuovere l’impegno delle imprese e dei marchi che operano da anni con impegno e serietà’.
Maggiori controlli per preservare un settore in crescita, è la richiesta di Paolo Bruni, presidente del COGECA, che ricorda gli importanti investimenti effettuati di recente nel biologico da parte di imprese agricole e cooperative italiane.
Si sono mosse anche le organizzazioni di tutela dei consumatori e di rappresentanza delle categorie. Unionalimentari, che rappresenta le piccole e medie imprese alimentari, chiede condanne esemplari per i responsabili se i reati verranno confermati.
Federbio in serata, subito seguita da UPBIO (l’Unione dei produttori bio che fa capo alla Federazione), ha preannunciato che si costituirà parte civile nei confronti di ‘chi ha operato in maniera disonesta e ha così contribuito a recare danni all’intero settore’. Federbio ha rimarcato la collaborazione degli organismi di certificazione con la Guardia di Finanza.
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