Logistica e bio, dai droni all’algoritmo per il trasporto più sostenibile che ci sia

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A Fruit Logistica si inizia a parlare di logistica sostenibile per supportare gli obiettivi del Green Deal. Sebbene il tema del bio sia rimasto gran parte nell’ombra, nel senso che all’espansione delle superfici voluta dall’UE corrisponde semplicemente un aumento degli espositori ma non è stato organizzato nessun meeting per parlare di organic (neanche per sfiorarlo), vuoi dal punto di vista legislativo, che di organizzazione del mercato che delle certificazioni ecc. Il Salone invece ha presentato molti sviluppi in fatto di sostenibilità, digitalizzazione, smart agricolture e soluzioni a residuo zero.

Tra i protagonisti del Fresh Produce Forum, in fiera dal 5 al 7 aprile con dieci sessioni da un’ora ciascuna, abbiamo trovato droni e intelligenza artificiale, per trasformare quello che oggi è una catena sconnessa di operatori logistici delle merci deperibili, nulla affatto regolati, soprattutto in export, in un sistema coordinato, a basso impatto ambientale e soprattutto capace di abbattere sprechi e costi.

L’innovazione principale presentata a Berlino, si chiama  Dronamics. Il primo drone cargo progettato dall’omonima azienda bulgara in collaborazione con alcuni importanti partner del settore logistico come Hellmann, DHL e IATA.

“Si tratta di un’innovazione rivoluzionaria – ha spiegato Hristo Hristov, business development manager di Dronamics, durante il forum berlinese -. Abbiamo realizzato dei droni cargo in grado di mantenere la catena del freddo dall’arrivo della merce al droneporto, l’equivalente di un aeroporto per i droni, fino alla consegna al droneporto di destinazione. I costi sono un po’ più bassi di quelli del trasporto aereo, 0,99 euro/chilo per un carico massimo di circa 350 chili di prodotto ed un abbattimento emissioni, rispetto all’equivalente trasporto via aria, dal 40 al 70% in meno”.

I droni, che a differenza dei normali aerei cargo viaggiano a benzina e non cherosene, e quindi possono fare rifornimento ovunque, hanno una capacità di stoccaggio che varia, in base all’incidenza dei box, dai 20 ai 35 metri cubi. Possono percorrere autonomamente circa 1.500 km alla velocità di 200 km orari.

“Per questo – precisa Hristov – è un valido sostituto del trasporto su terra per l’export intra-europeo. Attualmente, all’interno dell’Unione, abbiamo già una rete di quaranta droneporti in 12 Paesi dell’Unione, che sono in grado di raggiungere circa 300 milioni di persone, praticamente la metà degli abitanti dell’Europa. Di questi ben quattro sono in Italia e, precisamente, in Lombardia, Veneto, Puglia e Calabria. Ci stiamo espandendo in tutta l’area del Mediterraneo, includendo nella rete anche Paesi prossimi come quelli dell’ex Jugoslavia e la Grecia e creando degli hub intermodali che intercettino anche il trasporto via mare”.

Con lo sdoganamento dell’uso dei droni da parte dei privati, regolato con una disciplina europea apposita varata l’anno scorso, le operazioni di spedizione con drone sono regolate e certificate e/o certificabili nel caso in cui si voglia iniziare a pensare all’export del bio.

“Per realizzare un droneporto – afferma – serve una pista lunga 400 metri, hangar di 200 mq, equipaggiamenti standardizzati nonché procedure e standard creati appositamente per il trasporto commerciale attraverso i droni”.

L’altra innovazione che arriva da Fruit Logistica per il trasporto delle merci deperibili è il primo modello di calcolo cinetico per il trasporto delle merci deperili e per la valutazione del risk management lungo tutta la catena del freddo.
È la ‘Virtual Cold chain’ dell’azienda francese SmartCAE.
“Questo modello di calcolo – ha detto Eric Mauroux del Consiglio di Amministrazione dell’azienda – praticamente crea un gemello virtuale di ogni oggetto e passo della catena logistica, creando una banca dati utilizzabile in tempo reale, basata sulla completa condivisione delle informazioni, di modo da potere arrivare anche a fare previsioni climatiche o di altre necessità, sulla base dello storico della banca dati, oltre che prendere decisioni in tempo reale o avere informazioni sulle condizioni della cold chain in ogni momento”.

Il modello di calcolo è stato sviluppato nel 2014 ma ha avuto il suo boom durante il Covid perché è servito a garantire la fornitura dei vaccini, che dovevano viaggiare rigorosamente a temperature molto basse, in tutti gli angoli del Pianeta. A Fruit Logistica è stato proposto per la catena di fornitura ortofrutticola dal momento che, con essa, ha punti in comune, come la necessità di mantenere costanti le basse temperature per garantire shelf life ed evitare sprechi. Ma anche importanti punti di divergenza dal momento che la catena di fornitura dei prodotti farmaceutici è ben regolata mentre quella dei prodotti ortofrutticoli no.

Mariangela Latella

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