Un secco no al progetto di svuotamento dei laghi della Sila. Legambiente Calabria ha presentato ieri mattina a Cosenza, presso la Sala degli Stemmi della Provincia, le osservazioni al progetto di gestione dell’invaso Arvo (Diga Nocelle) della concessionaria A2A, che prevede lo svaso del bacino e la fluitazione di oltre 6 milioni di m3 di sedimenti presenti nel lago.
La contrarietà degli ambientalisti al progetto proposto ha solide motivazioni: non si tiene in debita considerazione che le attività dovrebbero svolgersi nel cuore del Parco nazionale della Sila; inoltre è evidente la macroscopica carenza di analisi e monitoraggi necessari per stabilire quale sia l’intervento più opportuno da mettere in atto per continuare a garantire la produzione idroelettrica, fonte rinnovabile da incrementare, e la conservazione della biodiversità e del paesaggio silano di cui i laghi rappresentano l’identità fondante. Una posizione, quella di Legambiente, maturata alla scoperta del progetto della A2A, grazie alla denuncia di un sindaco e al relativo clamore sulla stampa suscitato dalla proposta della concessionaria.
Il Progetto di A2A trova la sua giustificazione nella necessità di ispezionare le paratoie dello scarico di fondo e dell’opera di presa, per verificarne lo stato di manutenzione e predisporre eventuali interventi di manutenzione della diga, per garantire la sicurezza del territorio e delle popolazioni locali. Per questa ragione A2A prevede lo svuotamento del Lago Arvo: con una manovra di fluitazione totale l’acqua invasata, circa 80 milioni di m3, sarà fatta defluire insieme agli oltre 6 milioni di m3 di sedimenti che si sono accumulati in questi anni nel fondo del bacino.
Dopo questa fase, che inizierà a novembre 2013 e durerà 40 giorni, nei successivi 5/8 anni sarà messa in atto una manovra annuale di fluitazione parziale che permetterà di eliminare la parte (circa 25/30 mila m3) di sedimenti che si accumulano sulle opere di presa. Di fatto per i prossimi 10 anni il paesaggio del Parco nazionale della Sila sarà completamente sconvolto da queste attività fortemente invasive, che avranno effetti nefasti oltre che sulla biodiversità e l’habitat naturale, anche sull’economia e le tradizioni locali.
Nella prossima Conferenza dei servizi indetta dal Dipartimento alle infrastrutture e lavori pubblici della Regione Calabria per l’11 settembre, alla quale Legambiente parteciperà per la prima volta, sarà chiesto innanzitutto di valutare misure tecniche alternative a quelle proposte. Legambiente chiederà, in particolare, di valutare la possibilità di utilizzare mezzi moderni e meno invasivi, come i ROV, o tradizionali, come i sommozzatori, per compiere un’azione compatibile con la sicurezza della diga e la tutela del Parco nazionale della Sila e applicando, in ultima analisi, un’attività di dragaggio dei sedimenti a invaso pieno o altra tecnica che non sia necessariamente lo svuotamento del lago.
Altro punto critico rilevato nella proposta di A2A è il fatto che le analisi sui sedimenti presenti nel fondo del lago Arvo sono state realizzate nel 2005, mentre sarebbe abbastanza scontato che queste analisi fossero recenti e realizzate secondo le nuove disposizioni del D.M. 260/2010, oltre a prevedere un coinvolgimento di una parte terza, magari l’Arpacal, a garanzia della bontà di quanto si analizza. Anche le analisi e i monitoraggi utilizzati per valutare l’incidenza delle opere sulla biodiversità sembrano carenti.