Parlare di agricoltura biologica quando nessuno sapeva nemmeno cosa fosse: era il lontano 1971 quando, per primo, Gino Girolomoni ha gettato le basi per un’agricoltura rispettosa delle persone e del pianeta permettendo la rinascita, dopo l’abbandono di molti, del territorio delle colline marchigiane.
Oggi la vita di Gino, agricoltore, sognatore, uomo di fede e imprenditore illuminato scomparso nel 2012, è raccontata nel libro del giornalista Massimo Orlandi ‘La terra è la mia preghiera’ edito da EMI Edizioni (con la prefazione di Vandana Shiva), che è stato presentato mercoledì 30 settembre all’Auditorium di Cascina Triulza nell’ambito di EXPO 2015.
La presentazione è avvenuto in occasione del convegno ‘Il Bio nel piatto. Cooperazione biologica e ristorazione collettiva’, organizzato da Fedagri-Confcooperative. Oltre all’autore è intervenuto Giovanni Battista Girolomoni, presidente della Cooperativa Agricola Gino Girolomoni.
Un vero e proprio modo di ‘Nutrire il Pianeta’ quello di Gino e della Cooperativa Girolomoni, la cui storia inizia appunto negli anni Settanta quando, giovane sindaco del comune di Isola del Piano, Girolomoni cominciò a promuovere iniziative volte a valorizzare e sostenere l’antica civiltà contadina: corsi di agricoltura biologica e convegni attiravano intellettuali, giornalisti e tecnici da tutta Italia.
‘Nel corso della presentazione del libro – ha detto Giovanni Battista, figlio di Gino Girolomoni – abbiamo raccontato l’intensa attività culturale ed economica portata avanti da mio padre che, con la Cooperativa, ha contribuito in modo sostanziale a fermare la fuga dalla campagna e a spingere gli agricoltori a riprendere le loro attività, tornando ad abitare vecchie case ormai abbandonate e custodendo la terra con un’agricoltura che non utilizza sostanze chimiche di sintesi’.
Per la prima volta la vicenda umana, spirituale e professionale di Gino Girolomoni è stata così raccontata in un libro che narra la nascita della prima cooperativa agricola biologia in Italia con il marchio ‘Alce Nero’ (oggi ‘Girolomoni’).
La Fondazione culturale che oggi prende il nome dal suo fondatore, Gino Girolomoni, è stata fondata nel 1996 con il nome di Fondazione Alce Nero. Il suo scopo primario è la conservazione e l’archiviazione degli scritti, dei documenti e del patrimonio librario lasciati da Gino Girolomoni, nonché la divulgazione del suo pensiero, la prosecuzione degli eventi culturali da lui avviati e la valorizzazione dei luoghi in cui la vita e il paesaggio agrario, grazie a lui e alla moglie Tullia Romani, hanno ritrovato significato e potenzialità economiche. La Fondazione trova sede presso il Monastero di Montebello, tra Urbino e Isola del Piano nella provincia di Pesaro-Urbino.