La Francia non lascia il nucleare

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In Francia è difficile immaginare una scelta come quella di Angela Merkel , cioè la decisione di uscire dal nucleare. Sarkozy è favorevole all’atomo e nel Partito socialista Martine Aubry avrebbe voluto proclamare la fine dell’energia nucleare come obiettivo a lungo termine ma François Hollande parla di una riduzione di un terzo entro il 2025. Un dibattito da cui la lobby nucleare sembrava lontana. Ma oggi, con un forum sul Parisien, Edf è scesa in campo per attaccare chiunque cerchi di mettere in dubbio la bontà del nucleare.

Henri Proglio, presidente e amministratore delegato dell’ente elettrico, ha deciso di scendere in campo contro gli anti-nucleari. La Francia è un paese particolare.

Ossessionata dall’idea dell’indipendenza, ama presentarsi come la prima della classe. Anche in materia energetica: le scelte fatte nei tardi anni Sessanta e durante l’èra Giscard (1974-1981) hanno puntato tutto sull’atomo. Risultato: quasi l’80 per cento dell’energia elettrica consumata Oltralpe è di origine nucleare. Impossibile uscire dal nucleare? Sarebbe costosissima. Secondo il numero uno di Edf, abbandonare l’atomo costerebbe alla Francia 400 miliardi di investimenti, un milione di posti di lavoro e un raddoppio delle emissioni di gas a effetto serra. 

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