L’isola di plastica del Pacifico, tra California e Hawaii, sta diventando sempre più grande. Le navi e gli aerei della fondazione olandese Ocean Cleanup l’hanno recentemente percorsa in lungo e in largo e hanno contato 80mila tonnellate di frammenti in un’area grande tre volte la Francia. La massa della spazzatura concentrata dalle correnti oceaniche in questa zona del Pacifico (tecnicamente l’isola è una superficie in cui la concentrazione di rifiuti supera il chilogrammo al chilometro quadro) è 16 volte più alta di quanto si stimasse fino alle precedenti rilevazioni.
L’isola ha in realtà l’aspetto di una zuppa: non ha nulla a che fare con una nuova terra emersa. Ma sta diventando sempre più densa. I nuovi dati sono riportati da Scientific Reports e parlano di una concentrazione di spazzatura che è passata dai 400 grammi per chilometro quadro degli anni ’70 a 1,23 kg nel 2015. Il 99,9% di questa spazzatura è plastica. Quasi la metà è formata da reti da pesca. Un frammento raccolto dai rilevatori – una cassetta in plastica per le bottiglie d’acqua – ha ancora stampigliato l’anno di produzione: 1977.
Gli ingredienti della zuppa (un’isola simile, più piccola ma non meno densa, si trova nel Tirreno) hanno dimensioni assai varie. Gli oggetti più grandi (50 centimetri o più) rappresentano il 53% della massa. Ma se consideriamo il numero dei frammenti, sono le microplastiche (meno di mezzo centimetro) a farla da padrone, con il 94% dei residui. In tutto la brodaglia contiene 1,8 trilioni di pezzi: 250 per ogni individuo del pianeta. E le 18 navi della Ocean Cleanup hanno dragato con le loro reti solo la superficie. Quel che accade quando la plastica affonda o si degrada, viene ingerita dai pesci o dal plancton ed entra nella catena alimentare resta ancora in buona parte da determinare.