La Commissione europea ha adottato lunedì 13 febbraio una strategia per indirizzare l’economia europea verso un più ampio e sostenibile uso delle risorse rinnovabili.
Con il previsto aumento della popolazione mondiale fino a sfiorare 9 miliardi di abitanti nel 2050 e l’esaurimento delle risorse naturali, l’Europa ha bisogno di risorse biologiche rinnovabili per produrre alimenti e mangimi sicuri e sani ma anche materiali, energia e altri prodotti. ‘L’innovazione per una crescita sostenibile: una bioeconomia per l’Europa‘ è una strategia della Commissione che prevede un piano d’azione basato su un approccio interdisciplinare, intersettoriale e coerente al problema.
L’obiettivo è creare una società più innovatrice e un’economia a emissioni ridotte, conciliando l’esigenza di un’agricoltura e una pesca sostenibili e della sicurezza alimentare con l’uso sostenibile delle risorse biologiche rinnovabili per fini industriali, tutelando allo stesso tempo la biodiversità e l’ambiente.
Il piano si basa pertanto su tre aspetti chiave: sviluppare tecnologie e processi produttivi nuovi destinati alla bioeconomia; sviluppare mercati e competitività nei diversi settori della bioeconomia; e, infine, stimolare una maggiore collaborazione tra i responsabili politici e le parti interessate.
‘L’Europa deve passare a un’economia post-petrolio. Un maggiore utilizzo di fonti rinnovabili non è più solo una scelta ma una necessità. Dobbiamo promuovere il passaggio a una società fondata su basi biologiche invece che fossili, utilizzando i motori della ricerca e dell’innovazione. Si tratta di una mossa positiva per l’ambiente, la sicurezza energetica e alimentare e per la competitività futura dell’Europa", ha affermato Máire Geoghegan-Quinn, la commissaria responsabile per la Ricerca, l’innovazione e la scienza.
Il termine ‘bioeconomia’ si riferisce a un’economia che si fonda su risorse biologiche provenienti della terra e dal mare, nonché dai rifiuti, che fungono da combustibili per la produzione industriale ed energetica e di alimenti e mangimi. La bioeconomia comprende anche l’uso di processi di produzione fondati su bioprodotti per un comparto industriale sostenibile. I rifiuti organici, ad esempio, rappresentano un potenziale notevole in alternativa ai concimi chimici o per la conversione in bio-energia, e possono coprire il 2% dell’obiettivo stabilito dall’UE per le energie rinnovabili.
La bioeconomia europea vanta già un fatturato di circa 2.000 miliardi di euro e impiega oltre 22 milioni di persone, che rappresentano il 9% dell’occupazione complessiva dell’EU. Comprende i settori dell’agricoltura, della silvicoltura, della pesca, della produzione alimentare, della produzione di pasta di carta e carta, nonché comparti dell’industria chimica, biotecnologica ed energetica. Si calcola che per ogni euro investito in ricerca e innovazione nella bioeconomia la ricaduta in valore aggiunto nei settori del comparto bioeconomico sarà pari a dieci euro entro il 2025.
Il contesto
La strategia europea si articola su tre assi principali:
1) Investimenti in ricerca, innovazione e competenze per la bioeconomia: ciò dovrebbe includere risorse UE, nazionali, investimenti privati e la promozione di sinergie con altre iniziative politiche.
2) Lo sviluppo dei mercati e della competitività nei settori della bioeconomia, attraverso un’intensificazione sostenibile della produzione primaria, la conversione dei flussi di rifiuti in prodotti con valore aggiunto, nonché meccanismi di apprendimento reciproco per una migliore efficienza produttiva e delle risorse. Lo smaltimento dei rifiuti alimentari, ad esempio, costa al contribuente europeo tra 55 e 90 euro per tonnellata e produce 170 milioni di tonnellate di CO2.
3) Un più stretto coordinamento delle politiche e un maggior impegno delle parti interessate, ottenuti attraverso la creazione di una piattaforma sulla bioeconomia e di un osservatorio sulla bioeconomia e l’organizzazione, a intervalli regolari, di conferenze destinate ai soggetti attivi in questo settore.
La strategia intende creare sinergie e complementarità con altri settori, strumenti e fonti di finanziamento per le politiche che condividono gli stessi obiettivi, quali i fondi di coesione, le politiche comuni della pesca e dell’agricoltura (PCP e PAC), la politica marittima integrata, le politiche ambientali, industriali, occupazionali, energetiche e sanitarie. L’elaborazione della strategia è stata guidata dalla commissaria Geoghegan-Quinn con il sostegno di quattro colleghi: il vicepresidente Tajani e i commissari Cioloş, Damanaki e Potočnik. La strategia, i cui punti nevralgici sono la ricerca e l’innovazione, sarà presentata agli Stati membri dell’UE per la prima volta in occasione del Consiglio "Competitività" il prossimo 21 febbraio 2012.
Alcuni Stati membri dell’UE, fra cui la Danimarca, la Finlandia, la Germania, l’Irlanda e i Paesi Bassi hanno già elaborato delle strategie per la bioeconomia. A livello mondiale, Canada, Cina, Sud Africa e USA possono contare su ambiziose strategie in questo settore, sia già attive che in corso di elaborazione.
La proposta della Commissione fa parte delle proposte operative nell’ambito di due iniziative faro della strategia UE 2020: "L’Unione dell’innovazione" (Innovation Union) e Un’Europa efficiente sotto il profilo delle risorse. La necessità di aumentare il finanziamento pubblico per la ricerca e l’innovazione in materia di bioeconomia è stata riconosciuta nell’ambito del futuro programma di ricerca ‘Orizzonte 2020’: sono stati proposti investimenti per 4,7 miliardi di euro da destinare alla sfida ‘Sicurezza alimentare, agricoltura sostenibile, ricerca marina e marittima nonché bioeconomia’, affiancati da ulteriori finanziamenti in altri settori del programma Orizzonte 2020.