In crescita costante a livello mondiale, il comparto degli asparagi mostra enormi potenzialità, trainato da una domanda sempre più forte e ancora non pienamente soddisfatta: attualmente la produzione detiene un’area di 219.580 ettari, ma per riuscire a pareggiare le richieste del mercato dovrebbe occuparne almeno 270 mila.
Tra i Paesi produttori, primo su scala globale è la Cina con il 35% della produzione totale. In Europa, la Germania, con le sue 120 mila tonnellate prodotte su un’area di 22 mila ettari, ha scalzato la Spagna dal gradino più alto del podio, che si ferma a volumi intorno alle 60 mila tonnellate (80% bianco, 20% verde) raccolti in 13 mila ettari di superfici dedicate. Al terzo posto in questa particolare classifica c’è l’Italia, che con le sue 50 mila tonnellate e i suoi 9.500 ettari di asparagiaie (concentrati soprattutto al Sud ed in particolare nel Foggiano) è leader indiscussa nella produzione dell’asparago verde.
In termini di stagionalità la produzione italiana inizia in coda a quella spagnola, è quasi contemporanea alla francese mentre anticipa di circa 10/15 giorni quella della Germania. Quest’ultima, produttrice per il 95% di asparago bianco, rappresenta il primo mercato di destinazione per gli esportatori italiani.
Alla nostra domanda su quali siano le tendenze produttive in atto in Italia e nel mondo, Luciano Trentini, uno dei massimi esperti su scala internazionale del comparto, ha risposto: ‘I nuovi impianti sono predisposti per produrre asparagi bio e le nuove tecniche di produzione adottate stanno cercando di intercettare una richiesta di biologico che viene dal mercato internazionale. Ad oggi – continua Trentini – l’asparago è già percepito come un prodotto ‘green’, ed effettivamente lo è. La legislazione, infatti, ha tolto la possibilità di utilizzare tutti i prodotti chimici, dapprima a disposizione, cosicché la si può definire a tutti gli effetti una coltura a bassissimo impatto ambientale. Anche l’Italia sta seguendo tali tendenze e i produttori sono sempre più attratti dal biologico. Per questo motivo, e non solo, sarà dato ampio spazio alle nuove tecniche di produzione bio e biodinamiche durante l’International Asparagus Days, la manifestazione in programma dal 16 al 18 ottobre prossimi a Cesena Fiera. In particolare è previsto un convegno dal titolo ‘Asparagi per il mercato: prodotto convenzionale, biologico, biodinamico’, che si terrà nel pomeriggio di mercoledì 17 ottobre, durante il quale verrà presentata una relazione di CSO sui consumi in Italia e in Europa a cui seguirà una tavola rotonda con i rappresentanti della GDO e gli operatori dei Mercati Ortofrutticoli’.
E se da una parte la produzione nostrana asseconda tale trend, dall’altra rimane ancorata – non a torto – alle tradizioni: sebbene a livello globale persista un enormeme sbilanciamento verso l’asparago bianco, in Italia viene coltivato solo in Veneto. ‘L’asparago – spiega Trentini – è una coltura che soffre molto della tradizione. Quello bianco è nato in Veneto, dove attualmente occupa tra i 500 e i 600 ettari ed è in espansione. Al Sud, cuore pulsante della nostra asparagicoltura, invece, si continua a produrre il verde. Ciò tuttavia è un vantaggio per noi, poiché a livello globale è perlopiù prodotto il bianco mentre gli stranieri stanno incominciando ad acquistare anche il verde’.
Chiara Brandi