Inquinamento dell’aria: Italia sotto accusa

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La Commissione Europea ha deferito l’Italia alla Corte di Giustizia Europea per aver violato le norme europee antismog. La decisione, teda nota il 16 maggio, si riferisce alla ripetuta violazione dei limiti Ue per il particolato Pm10. Con la stessa motivazione, l’esecutivo UE ha deferito Ungheria e Romania e ha denunciato alla Corte anche Francia, Germania e Regno Unito per il superamento dei limiti di biossido di azoto (No2).

Il deferimento arriva nell’ambito di una procedura di infrazione cominciata nel 2014. L’Italia ha una seconda procedura di infrazione in corso sulla qualità dell’aria, avviata nel 2015, per il superamento dei valori limite di biossido di azoto (NO2). Il 31 gennaio scorso il commissario all’Ambiente Karmenu Vella aveva convocato a Bruxelles i ministri di 9 Paesi tra cui l’Italia, chiedendo l’adozione di misure per ridurre l’inquinamento atmosferico. La documentazione fornita dal Ministero dell’Ambiente italiano è stata sufficiente per evitare l’aggravamento della procedura di infrazione sull’NO2 ma non quella sul particolato, in quanto il piano italiano prevede una normalizzazione della situazione in tempi troppo lunghi.

L’Italia finisce davanti alla Corte di Giustizia Europea anche per i rifiuti radioattivi in quanto non è stata assicurata la piena conformità alla direttiva in materia, in particolare sul fronte della notifica dei programmi nazionali di gestione del combustibile nucleare esaurito e dei rifiuti radioattivi. Roma aveva già ricevuto un parere motivato, secondo passo di una procedura d’infrazione, nel luglio 2017, insieme ad Austria, Croazia, Repubblica Ceca e Portogallo. Gli stati membri erano tenuti a notificare i programmi nazionali entro il 23 agosto del 2015. La direttiva UE istituisce un quadro per garantire la gestione responsabile e sicura del combustibile nucleare esaurito e dei rifiuti radioattivi, chiedendo provvedimenti adeguati in ambito nazionale per un elevato livello di sicurezza.

Tornando all’inquinamento dell’aria, esso provocherebbe in Italia ogni anno oltre 80 mila morti premature. Solo lo scorso anno sono stati 39 i capoluoghi italiani in cui almeno una centralina di monitoraggio dell’aria ha fatto registrare il superamento del limite annuale di 35 giorni con concentrazioni medie superiori a 50 μg/m3 (microgrammi per metro cubo). Tra queste città, ve ne sono addirittura 5 in cui i giorni di sforamento dei limiti di legge sono stati più di 100 (e ve ne sono molte altre con valori appena inferiori). La Pianura Padana, la Valle del Sacco nel Frusinate e altri territori della Penisola sono in piena emergenza ambientale e sanitaria. Lo sostiene l’Agenzia Europea dell’Ambiente. Si deve aggiungere che è molto grave anche l’impatto causato dal biossido di azoto, inquinante tipico del settore trasporti e dei diesel in particolare. Questo inquinante, in Italia, è responsabile di oltre 17 mila morti premature.  

Nella foto: Karmenu Vella, Commissario Europeo all’Ambiente

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