L’ape nera della Sicilia occidentale mostra una speciale resistenza ai prodotti chimici impiegati nelle campagne e sopravvive ai cambiamenti climatici. «Il clima, l’utilizzo dei prodotti Ogm e i concianti – spiega Carlo Amodeo, apicoltore siciliano, che da circa un ventennio si occupa dell’ape nera sicula – sono le cause principali della moria delle api». Si salva l’Apis Mellifera Sicula che non ha subito le violenze genetiche dell’uomo. «La ligursica e la carnica – chiarisce Amodeo – sono state sottoposte a selezione da più di un secolo, alla ricerca delle api produttrici di miele e più calme, trascurando altri aspetti. Occorre pensare che le api esistono da milioni di anni, c’erano già nell’era dei dinosauri. Sono state capaci di superare le glaciazioni e solo la mano dell’uomo le ha rese fragili».
L’ape sicula, invece, è stata "salvata" alla fine degli anni ’80, proprio da Amodeo grazie a un lavoro guidato da Pietro Genduso, appassionato e docente universitario. Da lì prende il via uno studio importante sull’ape nera che venne portata su quattro isole: Ustica, Alicudi, Filicudi e Vulcano per la riproduzione in purezza. «Le api si accoppiano in volo – spiega Amodeo – e la regina vola per chilometri. Per questo è stato necessario isolarle. Adesso c’è un progetto della Regione per avviare la riproduzione della nostra ape sulla terra ferma. Dovremmo partire entro il mese con l’individuazione delle stazioni di fecondazioni. Una di queste sarà a San Vito lo Capo». Un progetto portato avanti grazie al supporto di Slow food.
Per quanto riguarda la produzione di miele la Sicilia è la terza regione in Italia. «Con i cambiamenti climatici – dice Amodeo – la produzione, in media, è calata. In Sicilia la zona più produttiva è quella dell’Etna. Solo a Zafferana sono attivi 700 apicoltori». L’ape sicula ha il suo peggior nemico nei calabroni, particolarmente numerosi nei pressi delle discariche siciliane, che la uccidono per cibarsene.