Riportiamo di seguito alcune riflessioni sul futuro della certificazione per la produzione biologica scritte a quattro mani da Michel Reynaud, IFOAM OE IGOC/ECOCERT e Antonio Compagnoni, Responsabile Relazioni Internazionali CSQA Biologico.
L’agricoltura biologica è un sistema di produzione che sostiene la salute dei suoli, degli ecosistemi e delle persone. Si basa su processi ecologici, biodiversità e cicli adattati alle condizioni locali, piuttosto che sull’uso di input con effetti negativi. Combina tradizione, innovazione e scienza a beneficio dell’ambiente condiviso e promuove relazioni eque e una buona qualità della vita per tutti i soggetti coinvolti (definizione IFOAM).
Scopo invece della certificazione è confermare la conformità a un sistema/regole e dare un alto livello di fiducia, come nel caso della certificazione biologica, tra gli operatori (BtoB) e verso i Consumatori (BtoC).
I principi dell’agricoltura biologica – IFOAM
I Principi di Salute, Ecologia, Equità e Cura sono le radici da cui cresce e si sviluppa l’agricoltura biologica. Esprimono il contributo che l’agricoltura biologica può dare al mondo e una visione per migliorare tutta l’agricoltura in un contesto globale.
La certificazione dell’agricoltura biologica serve a confermare la conformità agli standard biologici e ai principi biologici. Spesso la regolamentazione pubblica del biologico non copre tutti i principi dell’agricoltura biologica come definito da IFOAM, in particolare i principi di equità e cura.
La certificazione dell’agricoltura biologica serve a garantire l’integrità biologica [1]. La certificazione dell’agricoltura biologica ha sostenuto l’affidabilità del sistema e la fiducia verso le parti interessate. In un mondo che cambia la certificazione del biologico va ridisegnata pensando al suo futuro.
La nuova certificazione dovrà:
- includere nuove tecnologie, digitalizzazione e gestione dei dati, per avere una migliore sorveglianza continua
- tenere conto della regolamentazione oltre il biologico
- avere un approccio partecipativo
- orientarsi all’approccio distretto/territorio (certificazioni che vanno oltre la singola azienda/operatore)
- contribuire all’UE sostenibile
Nuove Tecnologie, digitalizzazione, data management, Sistema informativo Intelligenza artificiale
Ci sono molte nuove tecnologie e strumenti di digitalizzazione a disposizione, tutte orientate a:
- supportare l’audit basato sull’analisi del rischio
- supportare il processo decisionale
- verificare alcuni criteri specifici quali: assenza di disboscamento, presenza di infrastrutture ecologiche, rotazione e
- diversificazione delle colture, ecc.
Oltre il regolamento biologico
Alcuni principi e obiettivi del biologico non sempre fanno parte del regolamento e non sempre si traducono in criteri. Ad esempio, nel Regolamento biologico UE 2018/848 i principi richiedono: “l’uso responsabile dell’energia e delle risorse naturali, come acqua, suolo, materia organica e aria” ma non vengono fissati criteri chiari.
A livello globale, anche la certificazione dell’agricoltura biologica sarà messa in discussione con una maggiore misurazione delle prestazioni/impatto rispetto all’attuale approccio binario.
L’approccio partecipativo
Il futuro della certificazione dovrà anche rispondere all’aspettativa di un approccio partecipativo, coinvolgendo la comunità locale degli agricoltori, le organizzazioni della società civile, i consumatori e i cittadini. Alcuni esempi, come la rete HUMUS in Italia (www.retehumus.it) stanno integrando in modo innovativo il PGS (Sistema di Garanzia Partecipativa) [2] con la classica certificazione di terza parte.
Approccio Distretto /Territorio
Qui c’è un problema su come definire il distretto del biologico e come certificare il distretto composto da operatori del biologico. In alcuni Paesi (es. alcune Regioni italiane e la Baviera in Germania) la definizione ufficiale è finalizzata, con criteri da rispettare per ricevere finanziamenti pubblici e avere un ruolo ufficiale.
La certificazione del distretto del biologico: potrebbe essere che non è una somma di certificazione dei singoli operatori e va oltre in un ambito territoriale, in questa ottica ci sono questioni da risolvere, come ad esempio poter gestire un approccio globale con le singole questioni (es. sovvenzioni PAC per il biologico).
Contributo all’UE sostenibile
La certificazione dell’agricoltura biologica è stata esclusivamente dedicata a dare adeguata fiducia nell’integrità dei prodotti su un mercato (che ha portato in qualche modo ad un approccio di prodotto), ma potrebbe essere in futuro uno strumento utile per la strategia nazionale della PAC per confermare che alcuni i requisiti sono soddisfatti.
[1] definizione di integrità biologica da parte di IGOC https://www.organicseurope.bio/news/organic-movement-defines-integrity-of-organic-supply-chain/
[2] https://ifoam.bio/our-work/how/standards-certification/participatory-guarantee-systems
Nella foto di apertura, i due co-autori dell’articolo Reynaud e Compagnoni.
Fonte: CSQA