‘Aver individuato l’obiettivo primario delle politiche ambientali del Governo nel taglio delle emissioni di gas serra – da raggiungere mettendo insieme politiche in campo energetico, dei trasporti e delle infrastrutture – è stato senz’altro un buon esordio per il neoministro all’Ambiente, Corrado Clini, che così facendo pone, come il WWF Italia, il clima in cima alla propria lista delle priorità programmatiche. Ci auguriamo che il ministro Clini vorrà giocare un ruolo altrettanto positivo nel contesto europeo, anche per permettere che la conferenza sul clima di Durban, che si apre tra 10 giorni, sia un successo’.
Così il WWF Italia commenta le dichiarazioni del ministro all’Ambiente, Corrado Clini, sull’agenda politica degli interventi in campo ambientale. Il WWF Italia sollecita inoltre i neo ministri all’Ambiente, Corrado Clini, e il neo ministro alle Politiche Agricole e Forestali, Mario Catania, con una propria agenda degli impegni in 10 punti per riqualificare ambiente e territorio che costituiscano un promemoria di priorità programmatiche per il Governo Monti affinchè si realizzi una chiara inversione di tendenza rispetto all’eredità “in rosso” delle politiche ambientali lasciata dal passato Governo.
‘Anche perchè – sottolinea l’associazione ambientalista – il nuovo Governo, restando in carica fino al 2013, avrà la responsabilità, insieme alle Regioni, di tutta la programmazione dei fondi comunitari 2014 – 2020 che rappresentano le uniche risorse certe per gli investimenti, il rilancio dell’economia e per gli interventi su cambiamenti climatici, energie rinnovabili, biodiversità e risorse idriche’.
Il WWF chiede innanzitutto che venga ripristinata la piena operatività del Ministero dell’Ambiente (che ha visto dal 2009 una riduzione di 2/3 del proprio bilancio, da 1,2 miliardi di euro ai 421 milioni di euro previsti nella Legge di Stabilità 2012) e indica ai due neo-ministri l’agenda degli impegni irrinunciabili per l’associazione:
ECCO IL DECALOGO DEL WWF PER IL GOVERNO:
1. CLIMA e PROTOCOLLO DI KYOTO – L’Italia ha bisogno di dotarsi di una Legge Quadro strategica sul Clima che punti alla decarbonizzazione dell’economia in tutti i settori e lanci un piano di azione di adattamento ai cambiamenti climatici ormai in atto. Nell’immediato, è necessario reintrodurre il Fondo rotativo per l’applicazione del Protocollo di Kyoto istituito con la Legge finanziaria 2007, per consentire l’adattamento delle aziende, e fare chiarezza sulle risorse per l’attuazione degli impegni di riduzione delle emissioni climalteranti in ambito europeo e internazionale. L’Italia deve giocare un ruolo positivo nella definizione dei futuri target di riduzione.
2. ENERGIA – E’ necessario convocare la prevista Conferenza nazionale, con un’ampia partecipazione della società civile, per redigere la Strategia energetica nazionale, attesa dal 2008 (decreto legge 112/2008), urgente e necessaria soprattutto dopo il referendum antinucleare del giugno 2011, per definire un nuovo mix energetico che privilegi le fonti rinnovabili, il risparmio e l’efficienza energetica. Si deve dare finalmente continuità e certezza alle detrazioni del 55% per gli interventi per la riqualificazione energetica degli edifici (che, insieme a quelli del 36% per le ristrutturazione e il restauro, sono le uniche due misure concrete in favore di un’edilizia sostenibile). Si ricorda anche che sono stati cancellati i Fondi previsti dalla Legge Finanziaria 2008 per il risparmio e l’efficienza energetica.
3. BIODIVERSITA’ ED AREE NATURALI PROTETTE – Si deve garantire l’attuazione della Strategia nazionale biodiversità, adottata dalla Conferenza Stato-Regioni del 7 ottobre 2010, dopo 16 anni di attesa, fondamentale per mantenere gli impegni internazionali assunti dall’Italia alla Conferenza delle Parti della Convenzione sulla Diversità Biologica (Cop 10) di Nagoya, in Giappone. E rafforzare il sistema delle aree naturali protette e non indebolirlo ulteriormente dopo l’ennesimo taglio di risorse previsto nel ddl sulla Legge di Stabilità 2012 che – riducendo i fondi destinati ad interventi nei parchi nazionali da 7 a 3,3 milioni di euro e di 1/3 quelli per le aree marine protette – rischia di portare alla chiusura di 10 aree protette marine su 29 e la completa paralisi dei parchi nazionali.
4. RISCHIO IDROGEOLOGICO – Bisogna finanziare i Piani strategici nazionali per contrastare il rischio idrogeologico e gli interventi di adattamento ai cambiamenti climatici, istituiti con la Legge Finanziaria 2008, con una copertura di 265 milioni di euro l’anno, per intervenire nelle situazioni di più grave emergenza.
5. RIFIUTI E BONIFICA DEI SITI INQUINATI – Occorre avviare un programma per l’uso efficiente delle risorse e il contrasto alla produzione di rifiuti. L’Italia è fortemente dipendente dall’importazione di materie prime e questo comporta un pesante dazio per la nostra bilancia economica. Come indicato nella Road map pubblicata lo scorso settembre dalla Commissione Europea, è necessario indirizzare il sistema produttivo e di consumo verso una maggiore sostenibilità. Questo comporta, fra l’altro, diminuire la quantità di rifiuti e aumentare il recupero di materia dagli stessi. A tale riguardo l’Italia è molto in ritardo. Compito urgente del Governo è quello di disincentivare i sistemi di smaltimento (discariche e inceneritori) e sostenere le attività di riciclaggio. Sulla bonifica dei siti inquinati, infine, si chiede una ricognizione dello Stato di avanzamento delle bonifiche e di ripristinare i fondi destinate a questa voce, azzerati ormai dal 2010.
6. AGRICOLTURA – E’ necessario rafforzare il greening (pacchetto di misure ambientali) previste dalla riforma della Politica Agricola Comune (PAC) post 2013: premiare la multifunzionalità delle imprese agricole garantendo in proporzione più risorse agli agricoltori che si impegnano maggiormente per la conservazione della biodiversità e del paesaggio attraverso la rotazione delle colture, destinando almeno il 10% della superficie agricola a una zona non coltivata ma riservata a fasce inerbite, siepi, zone umide ecc. (la proposta attuale della Commissione UE prevede il 7%). L’Italia sostenga il pacchetto delle misure verdi previsto dalla riforma della PAC che può garantire risultati significativi nel risanamento del dissesto idrogeologico del nostro territorio, mantenendo la vitalità dell’agricoltura tradizionale, comparto economico strategico per il nostro Paese.
7. PESCA – E’ necessario promuovere nell’ambito della Politica Comune della Pesca (PCP) meccanismi che favoriscano uno sviluppo razionale delle attività alieutiche, ovvero di pesca. La pesca in Italia, in Europa e nelle acque internazionali, non può più essere condotta con regole ormai obsolete e inadatte a gestirne la crisi (l’82% degli stock ittici del Mediterraneo è sovrasfruttato). L’Italia, visto il suo ruolo rilevante nel Mediterraneo, sostenga e promuova nella futura PCP l’applicazione di una gestione scientifica e a lungo tempo della pesca, garantisca l’impegno e il ruolo dei pescatori nei piani di co-gestione, sostenga la coerenza nell’applicazione di regole stringenti nelle acque europee ed internazionali. E non abbandoni i pescatori artigianali ad una lenta estinzione.
8. CONSUMO DEL SUOLO – Ci deve essere un chiaro indirizzo politico-istituzionale finalizzato ad abrogare o modificare sostanzialmente tutte quelle norme che hanno consentito la cementificazione del territorio come quelle relative alla iper-semplificazione amministrativa delle autorizzazioni in materia di edilizia e gli interventi in deroga degli strumenti urbanistici ed edilizi comunali, previsti da diverse leggi regionali, e favorire l’aggiornamento del catasto, misura che permetterebbe di far emergere il sommerso fiscale degli abusi edilizi. Bisogna eliminare le disposizioni che prevedono in Conferenza dei Servizi la cosiddetta regola ‘silenzio-assenso’ da parte delle amministrazioni preposte a settori sensibili come quelli della tutela ambientale e paesaggistico-territoriale, secondo la quale ‘si considera acquisito l’assenso dell’amministrazione il cui rappresentante non abbia espresso definitivamente la volontà dell’amministrazione rappresentata’.
9. INFRASTRUTTURE – Non si devono costruire nuove costosissime grandi opere, ma adeguare e potenziare quelle esistenti, abbandonando il faraonico e clientelare Programma delle infrastrutture strategiche (che oggi prevede la costruzione di 390 opere dal costo complessivo di 367 miliardi di euro!), fallimentare dal punto di vista economico, sociale ed ambientale. Occorre invece rilanciare il piano delle piccole e medie opere, approvato con Delibera CIPE nel novembre 2009, a cui erano destinati 825 milioni di euro, come richiesto da ANCE ‘in funzione anticongiunturale’.
10. MOBILITA’ SOSTENIBILE – Investire sulla mobilità sostenibile o il trasporto pubblico locale (Tpl), ai quali, nella Legge di Stabilità 2012, non viene riservato alcun fondo per incentivarli, a fronte dei tagli alle Regioni che si valuta ridurranno del 65% i trasferimenti statali destinati al tpl per i servizi pubblici ferroviari e stradali, mentre si fa la scelta ancora una volta di reperire 400 milioni di euro per il 2012 per misure di sapore clientelare a sostegno dell’autotrasporto merci.
SCHEDA DI APPROFONDIMENTO:
L’EREDITA’ ‘IN ROSSO’ DEL NUOVO MINISTRO DELL’AMBIENTE
L’AMBIENTE NELLA LEGGE DI STABILITA’ 2012 – Nel disegno di legge sulla Legge di Stabilità 2012 agli interventi in campo ambientale viene destinata la misera cifra di 43,497 milioni di euro (per pagare tutti quelli necessari a difesa del mare, aree protette, CITES – la Convenzione internazionale per le specie in via di estinzione e le attività dell’ISPRA, l’istituto di ricerca del Ministero) equivalente allo 0,7% del totale della manovra nel 2012 (5,653 miliardi di euro), percentuale che sale al 2,1% se si aggiungono, impropriamente, i 75,833 milioni di euro previsti nell’accantonamento, puramente figurativo, per la difesa del suolo.
Mentre si lasciano morire l’ambiente e il territorio e in assenza di una vera politica industriale, il Governo Berlusconi ha continuato però a destinare cifre rilevantissime alle grandi opere. Alle cosiddette infrastrutture strategiche nel ddl sulla Legge di Stabilità 2012 vengono destinati complessivamente 1,543.920 miliardi di euro che equivalgono al 27,3% del valore complessivo della manovra.
Questo nonostante manchino all’appello gli 825 milioni di euro per realizzare il programma di piccole e medie opere, deliberate dal CIPE il 6 novembre 2009 e richiesto a gran voce dall’Associazione Nazionale Costruttori Edili, “in funzione anticongiunturale” e ignorando lo stesso Centro Studi della Camera dei Deputati che, nel suo VI Rapporto sull’attuazione della Legge Obiettivo (settembre 2011), ha denunciato che dal 2001 sono state completate opere pari ad appena l’1% del valore dell’intero programma (4,4 miliardi di euro, che oggi ammonta a 367 miliardi di ero per 390 opere).
IL ‘TESORETTO’ PER LE GRANDI OPERE GIA’ NELLA MANOVRA ESTIVA. Prima del ddl sulla finanziaria 2012, a sostegno delle grandi imprese e dei grandi studi di progettazione del settore edile è intervenuta anche la manovra estiva (dl 98/2011) che ha istituito un nuovo Fondo delle infrastrutture stradali e ferroviarie, per realizzare per lotti le infrastrutture strategiche, con una dotazione di 930 milioni di euro nel 2012 e di 1 miliardo di euro per ciascuno degli anni dal 2013 al 2016, per un totale di 4,930 miliardi di euro nel periodo considerato. Un segnale significativo delle scelte dissipatorie sulle risorse economico-finanziarie e naturali del Paese.
IL DECLINO DEL MINISTERO DELL’AMBIENTE – La progressiva delegittimazione del ministero dell’Ambiente è resa visibile dalla drastica diminuzione dei fondi ad esso destinati. Nel ddl sulla Legge di Stabilità 2012 il Ministero dell’Ambiente ha subito una riduzione di 124,118 milioni di euro nel 2012 (passando dai 545.159.078 previsti dalla Legge di Stabilità 2011 a 421.041.078 euro), di 45,210 milioni di euro nel 2013 (passando dai 538.176.679 euro previsti della Legge di Stabilità 2011 a 492.966.679 euro) e di 58,800 milioni di euro nel 2014, per un taglio complessivo nel triennio 2012 – 2014 di 228,128 milioni di euro.
L’elemento più preoccupante rispetto ai tagli è che la riduzione di 124 milioni di euro previsti per il 2012 andrà ad incidere sui 180 milioni di euro circa destinati ogni anno ad interventi (nelle aree protette marine e terrestri, efficienza e risparmio energetici, attuazione del Protocollo di Kyoto, bonifiche, ecc.) con il risultato che di un Ministero dell’Ambiente che sopravvive a sé stesso, avendo a malapena i soldi per pagare il personale, ma che vede praticamente azzerata la sua capacità operativa, smentendo nei fatti la sua vocazione alla tutela dell’ambiente, del territorio e del mare (in attesa di conoscere come verranno spalmati i tagli nella varie voci di bilancio).
Viene confermata, quindi, la tendenza verso la liquidazione del Ministero dell’Ambiente, denunciata dal WWF sin dal 2010. Infatti, vale la pena ricordare che nel 2008 il bilancio di questo dicastero era di 1 miliardo e 649 milioni e nel 2009, primo anno del Governo Berlusconi, era di 1 miliardo e 265 milioni. In quattro anni le risorse destinate dal Governo nazionale a tutela dell’ambiente si sono ridotte a ¼.
IL BLUFF DELLA FINANZIARIA SUI FONDI ANTI-DISSESTO – Come ammesso dallo stesso ex-ministro dell’Ambiente, Stefania Prestigiacomo, in Commissione Ambiente al Senato, e come sottolineato dal WWF Italia nel documento delle sue ‘Osservazioni e proposte di emendamento’ alla finanziaria 2012, non c’è stata alcuna traccia nel provvedimento dello stanziamento di 800 milioni di euro (500 dei quali proprio per la prevenzione del dissesto idrogeologico) che era stato promesso dall’ex Presidente del Consiglio dei Ministri, Silvio Berlusconi, e dall’ex Ministro dell’Economia e delle Finanze, Giulio Tremonti.
Oltre a procedere all’azzeramento nel Bilancio di previsione 2012 del Ministero dell’Ambiente delle ‘spese per la realizzazione dei Piani straordinari diretti a rimuovere le situazioni a più elevato rischio idrogeologico’, nel Ddl sulla Legge di Stabilità 2012 si tagliano ben 124 milioni di euro, dei 210 milioni di euro (da 210 a 75,833 mln di euro) destinati al Ministero dell’ambiente per interventi a favore della difesa del suolo previsti per l’anno 2012 dalla Legge Finanziaria 2011, legge n. 220/2010.
Com’è noto, questi tagli avvengono in una situazione di gravissima emergenza per l’assetto idrogeologico del Paese e quando dovrebbe essere valutazione ormai acquisita che i costi per prevenire le emergenze sono molto più contenuti di quelli che servono a riparare i danni per il tessuto edilizio ed economico del Paese colpito dagli eventi calamitosi, non tenendo conto, ovviamente, dell’incalcolabile perdita di vite umane.
Secondo i dati riportati sul sito dell’ISPRA, hanno interessato il nostro Paese negli ultimi 80 anni 5.400 alluvioni e 11.000 frane, con 70.000 persone coinvolte e oltre 15 miliardi di euro di danni, registrati solo negli ultimi 20 anni.
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